
Roberto Duranti
Arezzo, 12 ottobre 2020 - Se ne va ma non vende. Roberto Duranti, uno dei grandi gioiellieri aretini, ancora presidente dei dettaglianti orafi provinciali e toscani, ci tiene a precisare i particolari dell’operazione che lo vede protagonista insieme a Luigi Del Mecio. Non c’è passaggio di proprietà, non c’è continuita d’azienda. La Duranti Snc, la società che gestiva il negozio chiuso ormai da tempo, cessa l’attività, perchè il titolare se ne va in pensione e non ha familiari pronti a prenderne il posto.
Resta il Roberto Duranti persona fisica, che è proprietario del locale, ereditato dal padre che aveva aperto la gioielleria nel 1948. E’ lui in quest’ultima veste che affitta lo spazio fisico a Del Mecio. E che quest’ultimo abbia deciso di aprirci un’altra vetrina della stessa tipologia di prodotti è solo un caso, poteva essere un negozio di qualsiasi altro tipo, magari un abbigliamento.
«Mi ha convinto l’approccio di Luigi - spiega il protagonista - lo conosco da tempo, abbiamo lavorato in settori affini ma è tutto qua. Non c’è nè vendita da parte mia nè acquisto da parte sua. E’ l’occasione tuttavia per tracciare il bilancio di una vita di lavoro con uno dei grandi nomi del sistema aretino dei negozi, a lungo presidente anche dei commercianti del centro.
«Ho vissuto - racconta Duranti - una vera rivoluzione. Sono subentrato a mio padre negli anni ’90, che erano ancora anni grassi, nei quali c’era spazio per guadagnare. Il vero punto di svolta è la crisi delle Torri Gemelle, nel 2001. Da allora niente è stato più come prima, è cominciata una lunga discesa che che con punte più o meno alte ci ha portato fin qui. Il Covid, che non ho vissuto in negozio, già fermo, è stato solo l’ultima botta».
Il gioielliere del lusso («Sì, la mia era un’attività di alta gamma») è convinto che abbiano ragione quanti ritengono che il 30 per cento dei negozi del salotto buono sia destinato a soffrire e probabilmente a chiudere: «Nel mio settore anche il 40 per cento e non solo ad Arezzo». Già, perchè c’è una crisi nella crisi ed è quella della gioielleria: «Una volta l’acquisto di un prodotto in oro era anche un investimento.
In matrimoni, comunioni e battesimi il gioiello era uno status symbol. Ai giovani non gliene importa più niente. Preferiscono di gran lunga un gadget elettronico». Nella carriera di commerciante di Duranti c’è tuttavia un altro trauma, quello del maxi-furto che subì nel 2008, con la banda del buco che gli entrò in negozio sfondando il muro del vicino studio medico.
«E’ stato un brutto colpo, dal quale non mi sono mai ripreso del tutto. I gioielli che si portarono via erano in vetrina e quindi non assicurati. Ho dovuto faticare per rimettermi in carreggiata, anche se non ho mai avuto problemi finanziari. Mi resta l’amarezza che li abbiano presi e condannati dopo anni ma che siano rimasti liberi»