
Un dormitorio per senza tetto in un'immagine generica
Arezzo, 6 maggio 2019 - Ad aprile la Caritas diocesana ha concluso il servizio di gestione dell’accoglienza invernale nella struttura di proprietà comunale, sita a piano terra di Palazzo Fossombroni, in piazza san Domenico, ad Arezzo.
Il servizio, aperto dal 4 dicembre 2018 (dalle 20.15 alle 22.30 in entrata e dalle 6.00 alle 8.00 in uscita), ha fornito accoglienza notturna gratuita per 124 notti e gli ospiti, per accedervi, dovevano essere in possesso di un pass (personale e munito di foto), rilasciato dalla stessa Caritas diocesana, dopo un breve colloquio di conoscenza.
Il possesso del pass ha garantito la sicurezza di un posto letto (brandina, coperte, cuscino con federa), oltre ad un kit per la doccia e l’igiene personale.
Alle persone sprovviste di regolare pass è stato assicurato il pernottamento in struttura solo dopo verifica della disponibilità o meno di alcuni posti letto liberi. Durante l’arco temporale di apertura si sono registrati complessivamente 2.444 pernottamenti.
All’interno della struttura i posti letto a disposizione sono stati 24, suddivisi in tre stanze con un piccolo spazio, separato, dedicato all’accoglienza di eventuali donne, oltre a tre bagni, uno spazio doccia ed una stanza con bevande calde (thè e latte) preparate dai volontari della mensa serale di San Domenico (dal lunedì al venerdì) e dalle operatrici Caritas/Sichem di Casa Santa Luisa (fine settimana e festività).
Ogni quindici giorni è stato garantito un servizio sanitario (con due medici volontari) per visite mediche, screening e monitoraggi di particolari patologie presenti.
Ai volontari, che hanno prestato servizio nella struttura, è stato destinata un’apposita stanza con bagno e per favorire un migliore monitoraggio del servizio e per una questione di vigilanza generale, ogni sera è stato previsto il passaggio di una pattuglia della Polizia Municipale, allo stazionamento di una pattuglia del Corpo dei Vigili Giurati dalle 7.30 fino alla chiusura mattutina dell’accoglienza.
La Caritas diocesana ha gestito e coordinato il servizio attraverso l’ascolto delle persone e l’erogazione dei pass di accesso, l’organizzazione dei turni dei volontari (pulizia e sorveglianza notturna), l’attivazione e il mantenimento delle relazioni con gli altri soggetti territoriali (istituzionali e non), l’approvvigionamento dei materiali mancanti (alimenti, prodotti per la pulizia e l’igiene personale, …) e la manutenzione dei locali e delle brandine.
Vi è stata una comunicazione continua e costante con l’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Arezzo circa il numero e le particolarità degli ospiti (dettate da situazioni più delicate e/o complesse).
Sono stati avviati contatti con alcuni assistenti sociali del Serd, del Comune di Arezzo e di altri comuni della provincia, per un confronto su specifici casi presenti e per una valutazione su possibili inserimenti in altre strutture di accoglienza come Casa San Vincenzo.
Grazie alla disponibilità della Caritas diocesana e, in accordo con i singoli servizi sociali, sono stati inseriti, tramite progetti di accompagnamento personalizzati e in tempi diversi (durante l’apertura del servizio e nei giorni immediatamente successivi alla chiusura di questo), 5 ospiti (residenti ad Arezzo e a Foiano della Chiana) all’interno della Casa di Accoglienza San Vincenzo.
Infine con la Questura di Arezzo, tramite l’utilizzo dell’apposito programma on-line alloggiatiweb, la relazione si è incentrata sulla quotidiana comunicazione dei dati anagrafici di tutte le persone ospitate (con o senza pass).
Il servizio di accoglienza è stato reso possibile grazie e soprattutto all’apporto di tanti volontari, appartenenti a realtà parrocchiali o a gruppi/movimenti/associazioni locali, che hanno dato il proprio contributo per garantire la quotidiana apertura del servizio e l’igienizzazione dei locali.
In particolare per la pulizia quotidiana dei locali (in orario mattutino o pomeridiano) hanno prestato servizio 25 persone, mentre per la sorveglianza notturna (orario 20.15-8.00) 68 persone hanno dato la loro disponibilità.
Durante il periodo di apertura dell’accoglienza sono state effettuate 50 schede nominali di conoscenza per l’accesso al servizio e la consegna del relativo pass, di cui 44 uomini e 6 donne. Di queste, 19 di nazionalità italiana, 8 marocchina, 6 rumena, 5 pakistana e 12 di varia nazionalità (Tunisia, Algeria, Nigeria, Sierra Leone, Gambia, Mali, Albania, Bulgaria, Spagna e Germania), per complessive 14 nazionalità diverse.
In base all’età la fascia predominante è stata quella compresa tra i 36 e i 50 anni (22 persone), seguita da quella compresa tra i 51 e i 65 anni (15 persone) e da quella più giovane tra i 18 e i 35 anni (11 persone). Esigua la fascia sopra i 65 anni (2 persone) e nessuna persona sotto i 18 anni si è presentata alla struttura di san Domenico.
Il 54% delle persone che hanno pernottato (pari a 27) non era in possesso di alcuna residenza soprattutto a causa di cancellazioni avvenute negli anni precedenti o di documenti scaduti. Il 14% (7 persone) risultava regolarmente residente nel territorio comunale, mentre il 10% (5 persone), invece, residente in comuni della provincia(San Giovanni V.no, Cavriglia, Civitella in Val di Chiana, Foiano della Chiana e Anghiari). Il restante 22% (11 persone) è risultato residente in altri comuni italiani (Massa, Roma, Avellino, Pinerolo [TO], Chiusi, Sinalunga e San Quirico d’Orcia [SI], San Giustino Umbrio [PG], Porto Ferraio [LI], Martina Franca [TA] e Sinnai [CA]).
In totale, nel periodo compreso, hanno usufruito dell’accoglienza notturna 83 persone (50 con regolare pass e 33 che, presentandosi direttamente la sera presso i locali dell’accoglienza, sono state registrate in un’apposita scheda anagrafica dai volontari di turno, per identificarle e permettere la comunicazione della loro presenza alla Questura).
Un aspetto comune degli ospiti è stato quello relativo alle dipendenze (alcol e sostanze stupefacenti): alcuni, consapevoli di tale personale problematica, già seguivano un’adeguata terapia di supporto con il Serd territoriale.
Un ulteriore aspetto abbastanza comune ha riguardato i problemi di giustizia pregressi, con detenzioni (anche recenti) di lieve e/o media durata, derivanti soprattutto da reati quali lo spaccio di sostanze, il furto o la ricettazione.
Nel corso dei colloqui sono stati registrati altresì rapporti familiari inesistenti o altamente compromessi con coniugi o conviventi, figli e genitori. L’assenza di legami familiari, dovuti principalmente al deterioramento progressivo dei rapporti interpersonali, ha creato in molte di queste persone un esasperato senso di solitudine, isolamento e abbandono che si è riversato in una scelta - voluta o obbligata - di allontanarsi da casa e di vivere per strada o in alloggi momentanei o altamente precari. A questi temi va aggiunta la mancanza di un’attività lavorativa stabile per vari motivi.
Riguardo allo scorso anno 2017-2018, si è avuto un incremento del 28% di persone con pass che hanno usufruito del servizio (39 persone nel 2017-2018 a fronte di 50 nel periodo 2018-2019) e una diminuzione di nove unità di persone senza pass, sempre nello stesso periodo (42 nel 2017-2018 e 33 nel 2018-2019).
Rispetto al periodo 2017-2018 la presenza femminile è cresciuta di due unità (8 nel 2017-2018 e 10 nel 2018-2019), ma il numero dei pernottamenti totali delle donne è diminuito del 25% (712 nel 2017-2018 contro 552 nel 2018-2019) e a prescindere dai numeri e dalla regolarità o meno dei pernottamenti, rimane il fatto che la donna che vive per strada porta con sé problematiche più complesse e delicate da affrontare e accompagnare.
“Siamo riconoscenti per la consolidata collaborazione con il Comune di Arezzo per il dormitorio invernale, che anche quest’anno ha potuto accogliere un numero rilevante di persone, particolarmente con l’assessore Lucia Tanti, – ha sottolineato monsignor Giuliano Francioli, direttore della Caritas diocesana. Fin dallo scorso settembre ci siamo adoperati affinché questo servizio di accoglienza per le persone senza dimora potesse continuare nel solco positivo dell’esperienza degli anni passati e con il generoso e sempre maggiore coinvolgimento fattivo del volontariato associativo presente in città. Compito di una Caritas - per mons. Francioli - è primariamente quello di diffondere e promuovere quella cultura della carità, capace di sensibilizzare e coinvolgere tutti, al di là delle singole appartenenze e diversità, alla ricerca di possibili e concrete convergenze, volte al bene comune e in particolare verso le persone più bisognose. Siamo altresì disponibili a confrontarsi con tutti, in particolare con l’amministrazione comunale, per progettare obiettivi e modalità organizzative che possano rendere più stabile ed efficace il proseguo di tale significativo servizio”.
Il servizio invernale di accoglienza notturna per i senza dimora, gestito dalla Caritas diocesana, attraverso i propri operatori e i volontari che “provengono da gruppi ecclesiali, parrocchie, associazioni laiche, ma anche non aderenti ad alcuna realtà ecclesiastica o parrocchiale, animati da sincero amore e disponibilità verso l’altro”. C’è sempre necessità di volontariato, di persone nuove e di giovani che si donino a chi ha più bisogno – ancora mons. Francioli – con la consapevolezza di aver portato il proprio granello di sabbia al bene comune, che è capace di arricchire chi lo riceve e, soprattutto, chi lo fa”.