CLAUDIO REPEK
Cronaca

"Da via Adda alle vetrine di Tokyo". Rusconi, quel regno in punta di piedi. È l’imperatore delle scarpe femminili

Viveva sopra la fabbrica di calzature del padre, da stilista è il protagonista del mercato giapponese

Viveva sopra la fabbrica di calzature del padre, da stilista è il protagonista del mercato giapponese

Viveva sopra la fabbrica di calzature del padre, da stilista è il protagonista del mercato giapponese

Anni Sessanta, infanzia al villaggio Gattolino, le prime partitelle di calcio. Compagno di gioco quello che sarebbe diventato il simbolo della squadra amaranto, Menchino Neri. Il ragazzino che giocava "a porticine" in un campetto di periferia è poi diventato il titolare del più importante brand di calzature femminili in Giappone. Fabio Rusconi (nella foto nei suoi negozi in Giappone) ha aperto 7 negozi: 2 a Tokio, altrettanti a Osaka e poi in altre città. Almeno cinque volte all’anno vola nel paese asiatico dove vive per alcuni mesi.

"Da bambino, sono nato nel 1957, abitavo in via Adda, sopra la fabbrica di calzature di mio padre. Aveva 200 dipendenti e produceva scarpe esclusivamente per il mercato statunitense. Ad Arezzo ho fatto le elementari, le medie e il ginnasio. Il Gattolino è il teatro dei miei ricordi: gli altri ragazzi erano più grandi e più smaliziati di me e tra loro c’era chi sarebbe diventato il mio mito e cioè Menchino Neri. E’ quindi stato anche il "campo" dove ho coltivato la mia passione per il calcio". Che lo ha portato a giocare in alcune squadre della provincia fiorentina fino al provino, durato due mesi quando aveva 17 anni, con la squadra viola.

"Era il periodo del calcio olandese e mi dissero che ero bravo ma piccolino e gracile. Ero arrivato al cancello d’entrata del calcio professionistico ma non l’avevo oltrepassato. Decisi di cambiare strada". Da una passione all’altra e Fabio Rusconi torna alle calzature ma non seguendo le orme del padre.

"A 20 anni ho iniziato ad occuparmi di vendite e a 25 ho capito qual’era la mia vocazione: disegnare e creare scarpe da donna. Partecipando alle principali fiere internazionali del settore, quelle di Milano e Dusserdolf, mi ero creato una rete di contatti all’estero, soprattutto in Asia. Decisi quindi di avere una mia linea di scarpe da donna: pulita ma sofisticata. La produzione l’affidavo a varie aziende e poi mi occupavo della commercializzazione che era esclusivamente all’estero".

Fabio Rusconi entra nei mercati di Hong Kong, Corea, Singapore, Giappone. "Vendevo molto in queste aree e a un certo punto di venne la curiosità di vedere dove finivano le mie scarpe e perché venivano vendute così bene".

Il padre aveva prodotto scarpe esclusivamente per gli Stati Uniti, lui sceglie il Giappone. Da stilista e non da produttore.

"Un colpo di fulmine. Questo è un paese straordinario che alla fine degli anni Novanta era anche all’avanguardia nella moda. Compresi che le mie scarpe erano perfette per quel mercato: proporzioni, dettagli, colori, pellami, soluzioni tecniche. Ho impiegato 20 anni ma adesso il mio brand è il più importante del settore in questo paese. Ho aperto 7 negozi con il mio nome in cinque diverse città".

Se Rusconi piace al Giappone, anche il Giappone piace a Rusconi: "grande professionalità, profonda applicazione nel lavoro, attenzione maniacale ai dettagli. Tutte cose che sono fondamentali anche per me. Poi in questo paese c’è un amore sconfinato per il made in Italy e io, dopo tanti anni, mi sento ambasciatore, per il mio settore, del nostro paese".

Una parte dell’anno vive in Giappone, l’altra nella casa di Empoli dopo una fase fiorentina. Ma un gran pezzo di cuore rimane ad Arezzo dove torna quando è possibile, anche per cene con i vecchi compagni del ginnasio. "Qui ho trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Ho vissuto a Firenze e adesso a Empoli, passo mesi in Asia e molto tempo sugli aerei ma Arezzo rimane la mia città. Qui ho i ricordi più belli, qui ho gli amici. E penso spesso al Gattolino e alle partitelle da ragazzini con Menchino Neri".