Crisi Polynt, scatta la cassa integrazione

Verrà fermata una linea produttiva e 60 dipendenti di tutto il gruppo saranno costretti a stare casa a ottobre e novembre: 15 in Valdarno

Migration

di Marco Corsi

L’orizzonte per alcuni lavoratori della Polynt è la cassa integrazione presumibilmente per i mesi di ottobre e novembre, secondo i tempi e le procedure che saranno stabilite nei prossimi giorni. Riguarderà poco più di 60 dipendenti nei due stabilimenti principali del colosso chimico, Scanzorosciate in provincia di Bergamo, dove lavorano 460 persone, e San Giovanni Valdarno che ne occupa 240. E la maggior parte degli addetti che si fermerà a rotazione usufruendo dell’ammortizzatore sociale concesso per l’aumento esponenziale dei costi dell’energia sarà del sito lombardo, mentre dovrebbero essere circa 15 i lavoratori valdarnesi interessati.

E’ ancora presto però per parlare di numeri definitivi. Nell’incontro che si è svolto ieri pomeriggio, in presenza per le Rsu dei 6 siti produttivi in Italia e in videoconferenza per gli esponenti sigle sindacali delle segreterie provinciali interessate, l’amministratore delegato del gruppo Rosario Valido ha tracciato il quadro della situazione ricalcando i concetti già espressi la settimana scorsa quando era uscito allo scoperto paventando la chiusura di alcune linee produttive proprio per i prezzi fuori controllo del metano. "Ci è stata fatta una disamina dell’impennata dei costi – ha commentato il segretario generale della Filctem di Arezzo Gabriele Innocenti – che ha causato l’uscita dal mercato di prodotti realizzati nel bergamasco e in Valdarno, perché non più competitivi rispetto a quelli dei Paesi dove il prezzo del gas è rimasto invariato.

In particolare si tratta di lavorazioni legate all’anidride trimellitica. Se in passato, infatti, la spesa principale da sostenere era per la materia prima, adesso è diventata di gran lunga il gas".

Da qui la necessità, ribadita dall’azienda, di rallentare la produzione di plastificanti trimelitati e questo nella città di Masaccio dovrebbe tradursi nello stop di una delle linee in funzione. Nei prossimi giorni si terranno le riunioni tecniche tra i vertici aziendali e i sindacati indispensabili per stabilire il numero definitivo delle maestranze che si fermeranno in parte per la cassa e in parte per le ferie da smaltire. "Una volta presentata la richiesta – ha continuato Innocenti – occorrerà aspettare i tempi tecnici e il completamento dell’iter è atteso a fine mese". L’Ad ha riproposto inoltre il tema dell’utilizzo di fonti energetiche alternative alle attuali, ma il fattore tempo non aiuta. Lo stesso manager aveva ipotizzato nei giorni scorsi l’impiego del butano, un gas pulito, adattando gli impianti. ""Stanno studiando altre forme di approvvigionamento per superare il momento critico. Certo è – ha concluso il sindacalista – che non sono soluzioni automatiche e riconversioni realizzabili nell’immediato. Ad ogni modo va ricordato che la Polynt è in salute e lo confermano i risultati positivi del mese scorso. Allo stato attuale il quadro non sembra presentare risvolti drammatici, ma ovviamente merita estrema e costante attenzione".

Quella che i rappresentanti dei lavoratori intendono portare agli incontri operativi che stabiliranno le ricadute della crisi anche sulla fabbrica sangiovannese. Nota a margine della riunione, stando ai rumors, il rammarico dell’amministratore Rosario Valido per il silenzio della politica valdarnese a 360 gradi e senza distinzioni di appartenenza. Nessuno insomma si sarebbe fatto sentire per chiedere lumi sui problemi sollevati e le necessità di una realtà di primaria importanza per l’economia di vallata.