Nel giorno in cui era attesa la decisione sulle presunte mazzette per le protesi in una clinica privata di Arezzo, convenzionata con l’Asl, con un medico sotto accusa per corruzione insieme ai legali rappresentanti delle aziende fornitrici, arriva, a sorpresa, la doccia fredda del gup Giulia Soldini che ieri mattina in aula ha invitato la procura a riformulare il capo di imputazione non ritenendolo conforme agli atti di causa. Come dire che quanto scritto nella narrazione del fatto non corrisponde a quanto ricostruito dall’indagine e conseguentemente al titolo di reato: la corruzione.
Il pm d’udienza, Marco Dioni ha chiesto il rinvio. Saltata quindi la discussione e il relativo provvedimento sia sulla richiesta di rinvio a giudizio che sul patteggiamento, già depositato da uno dei tre imputati. Si torna in aula il 26 aprile: la procura potrebbe accogliere l’invito del giudice e quindi modificare il capo di imputazione (che è un atto proprio dell’Ufficio di procura) e conseguentemente il titolo del reato oppure andare dritta per la propria strada. Si vedrà.
Il processo è delicato. All’esito di un’indagine sull’asse Monza-Arezzo, condotta dalla guardia di finanza, la procura ritenne di chiedere il rinvio a giudizio per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio del medico chirurgo Giovanni Ricci, 65 anni, specialista all’interno del ’Centro’, di Denis Panico, 46 anni di Rimini, responsabile commerciale di Ceraver (che ha chiesto di patteggiare la pena) e di Giuseppe Merli 58 anni di Montevarchi, legale rappresentante della Almeros, la società che rivendeva i prodotti sanitari in Toscana. Sostiene l’accusa che, al fine di incrementare la vendita di protesi della "Ceraver", intermediate dalla "Almeros" e così ricevere premi di produzione e provvigioni, avrebbe oliato il medico – in servizio al Centro Chirurgico Toscano che è parte estranea al procedimento penale – con cento euro per ciascuno dispositivo installato (per un totale di 8.200 euro) oltre che benefit consistiti in viaggi in Italia e all’estero (Parigi in particolare) per altri tremila euro circa, e la promessa di ulteriori soggiorni. Il medico avrebbe inoltre – secondo l’accusa – omesso sia "valutazioni in ordine sia alla qualità dei prodotti forniti che sottoscritto una relazione motivata", sulla scelta di quei dispositivi.
Tesi contestata dal dottor Ricci che – sentito durante le indagini – aveva detto sia di aver depositato le relazioni (particolare confermato anche dai testimoni) che di aver svolto i viaggi per lavoro, documentando anche, in parte, le spese sostenute personalmente. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Molino Signorini e Petrillo.
Erika Pontini