Salvatore Mannino
Cronaca

Corruzione, la Digos scava nei Pc e nei telefoni dei perquisiti

Un’altra settimana di indagini sul caso Amendola-Bardelli-Roggi. Attesa per le carte integrali che oggi saranno a disposizione anche della difesa di "Baule"

Il Pm Claudiani

Arezzo, 27 gennaio 2020 - Cosa c’è dentro i computer e gli smartphone dei tre perquisiti dell’inchiesta Multiservizi, clamorosa costola del caso Coingas, che da luglio tiene la politica aretina col fiato sospeso? Già, l’attenzione comincia a concentrarsi sui sequestri del mercoledì delle ceneri (in anticipo), il 15 gennaio, giorno nel quale, all’alba, la Digos si è presentata nelle case, e negli uffici, di Luca Amendola, amministratore, ora dimissionario, di Arezzo Multiservizi (i cimiteri), Roberto «Breda» Bardelli, consigliere comunale del gruppo misto ma con con simpatie di estrema destra, eletto a suo tempo nelle liste di Forza Italia, e Lorenzo Roggi, detto anche «Lollo» o «Baule», presidente di Arezzo Casa, notoriamente legato a Casa Pound.

Sono stati più prudenti i perquisiti di adesso di quanto lo furono quelli di luglio per Coingas? No, perchè il nuovo filone nasce tutto dai files audio scovati allora nel Pc di Sergio Staderini, ex amministratore di un’altra partecipata come Coingas. Alla Digos che conduce le indagini c’è una sola parola d’ordine: silenzio di tomba. Inutile, dunque, sperare in qualche indiscrezione sul materiale prelevato.

Del resto, magari è anche presto: per il poco che trapela, gli inquirenti ci hanno messo almeno fino a settembre per accorgersi della reale portata (dirompente) di quanto stava registrato negli ormai famosi files «Amendola», la conversazione a quattro sindaco-Staderini-Bardelli-Roggi», e «Breda», il colloquio fra Ghinelli e Staderini in cui i due discutono di come gestire il caso, col primo che dice al secondo di andare da Amendola per invitarlo a «rispettare i patti».

Quali patti? Quelli di cui parlano Bardelli e Roggi con il padrone di Palazzo Cavallo, ossia l’impegno, a loro dire, che Amendola avrebbe assunto di far erogare un prestito da 200 mila euro in favore di «Breda» in cambio dell’appoggio alla sua ascesa in Multiservizi. Come? Grazie alla «gratitudine» della banca perugina presso la quale avrebbe spostato i conti correnti della partecipata.

Tutto ciò per il Pm Andrea Claudiani è un’ipotesi di corruzione. Ma, obiettano informalmente molti difensori, aveva Bardelli la disponibilità della carica di cui, a suo dire, si apprestava a fare mercimonio? In altre parole, poteva disporre della nomina di Amendola o quantomeno influirvi in maniera decisiva? Il sindaco lo ha negato recisamente in consiglio comunale: lo spoils system della partecipate, in questo caso di Multiservizi, passava dall’accordo al più alto livello fra i partiti di centrodestra, nella situazione specifica Forza Italia.

Un teorema questo che potrebbe scardinare l’ipotesi di accusa, anche se Claudiani sembra avere delle carte nella manica che non ha ancora giocato. Quale valore, ad esempio, attribuire al patto Amendola-Bardelli, di cui il primo ha tutto l’interesse a negare l’esistenza? Ghinelli, nel suo discorso, ha glissato: parole al vento che lui non aveva nemmeno ben compreso. Mma se la procura ha un asso non è ancora il momento di tirarlo fuori.

Tanto per dire, i files sequestrati a Staderini, che aveva registrato tutto all’insaputa del sindaco il 5 e 9 agosto 2016, sono gli unici ritrovati o ce ne sono altri capaci di dare un ulteriore slancio alle indagini? Di certo, per ora, c’è che il Pm non ha alcuna intenzione di sentire i perquisiti, nonostante i discreti contatti tentati dagli avvocati: aspetta di avere in mano i dati delle perquisizioni. Oggi, invece, le carte integrali, quelle con i files audio (50 minuti) e le trascrizioni complete saranno a disposizione anche della difesa Roggi (avvocati Alessandra Cacioli e Matteo Grassi) che hanno pure loro fatto ricorso al Riesame. Molti pagherebbero solo per darci una sbirciatina.