Cibo, arte, personaggi: da Borghese in televisione vince Arezzo

Maurizio l’anfitrione perfetto, Elisabetta la guerriera, Mariano il dotto cattivello, Francesco il candido. E per la città è un grande spot

Maurizio Fazzuoli sotto le Logge

Maurizio Fazzuoli sotto le Logge

Arezzo, 23 maggio 2020 - Un vincitore, tutti vincitori e un trionfatore: Arezzo. Si conclude in gloria sui canali di Sky l’avventura dei quattro ristoratori che hanno partecipato al seguitissimo programma di Alessandro Borghese. La palma se la conquista Maurizio Fazzuoli che scaglia oltre l’ostacolo la sua Lancia d’Oro ma dall’ora di programma emerge soprattutto la città: sì i monumenti, sì lo splendore della piazza, sì i vicoli dal sapor di medioevo; però anche la bontà dei cibi e la genuinità di personaggi nonché il vernacolo che sforna immagini imperdibili.

Strepitoso il «coglioni babo!» che illustra lo stupore del Chiodo, al secolo Francesco Piomboni. Come pure godibile il divertimento di Borghese di fronte alle espressioni più colorite. «Perché micidiale?» chiede a Piomboni dopo il commento di un piatto. Ponendosi poi la domanda delle cento pistole: cosa sono i topini? Fra fegatelli, grifi, zuppe e crostoni, ognuno dei nostri quattro prodi contribuisce all’affresco finale.

Maurizio Fazzuoli è il superprofessionista che dall’alto di una location imbattibile comanda i giochi senza sbagliare un’acca nel menù e condendo il convivio con una perfetta scenografia medievale in linea con il tema della puntata. Elisabetta del Grottino è la guerriera del popolo, fiera dei prezzi bassi, orgogliosa di una cucina della tradizione e soprattutto senza peli sulla lingua e senza strategie: pane al pane e vino al vino. Sincera.

E capace di proporre i fegatelli più buoni vincendo il bonus legato a quel particolare e aretinissimo piatto (ma Mariano ci gela: è roba di Firenze». Mariano, appunto. Lui è il dotto, «ho due lauree e mezzo» e le fa pesare raccontando il Medioevo come fosse ieri l’altro. La sua cena è apprezzata, come le evoluzioni del compagno di vita e di professione che esibisce un’allegria contagiosa.

E’ anche cattivello Mariano: suoi i voti più bassi (a volte anche troppo) in un contesto di gara comunque amichevole che non ha visto i ristoratori fare il gioco sporco. Francesco Piomboni il candido (giudica tutto buono e dà voti alti) arriva ultimo ma esce lo stesso alla grande, e con lui tutta la sua famiglia. Se ne sbatte, Francesco, del tema medievale. Piazza agli astanti il pomodoro e le patate che a quell’epoca manco sapevano gli europei cosa fossero.

Sbaglia pure i fagioli (ci volevano quelli dall’occhio) ma fa lo stesso. I voti dei ristoratori lo penalizzano perché va fuori tema come uno studente nel compito in classe, ma Borghese stampa al menù un bel 9 in pagella. Perfino il cattivello Mariano deve ammettere: «Questi topini non esistevano nel Medioevo ma sono fantastici».

E brava la mamma, regina di Sant’Agostino. Chi in un modo chi in un altro, fanno dunque centro i quattro ristoratori di Borghese: lo fanno per loro e lo fanno per Arezzo, oggi più visibile e appetibile di quanto lo fosse ieri. E peccato per quest