Caso Guerrina, Graziano all'ultima spiaggia: prepara il ricorso alla corte europea

La Cassazione chiude la partita e lo inchioda alla condanna per il famosio sms sfuggito: lui professa innocenza e tenta il tutto per tutto.Oggi il suo avvocato in carcere

Graziano in aula con i suoi avvocati

Graziano in aula con i suoi avvocati

Arezzo, 22 maggio 2019 - L’ultima speranza del frate più condannato d’Italia (tre gradi di giudizio e tre sentenze avverse) è adesso la corte europea alla quale ha preannunciato l’intenzione di ricorrere l’avvocato di Padre Graziano, Riziero Angeletti. Sono stati violati i suoi diritti di imputato, aveva preannunciato fin dalla notte del 20 febbraio, quando arrivò a tarda ora la traduzione in carcere del sacerdote congolese, cui la cassazione aveva mezz’ora prima confermato il verdetto che gli infligge 25 anni di carcere.

Ormai lo stanno abbandonando anche coloro che fino all’ultimo l’avevano ospitato, come i religiosi del suo ordine, i premostratensi, nella cui sede romana l’ex viceparroco di Ca’ Raffaello ha vissuto gran parte del periodo trascorso agli arresti domiciliari. Pure loro stanno preparando una procedura di riduzione allo stato laicale. Le motivazioni della sentenza della suprema corte non aggiungono molto di nuovo, sia pure con parole e considerazioni giuridiche diverse, a quanto già si poteva immaginare dai verdetti della corte d’assise di Arezzo e di quella d’appello di Firenze.

Il macigno, l’ostacolo insuperabile, resta ancora, almeno per la prima sezione del Palazzaccio presieduta da Antonella Patrizia Mazzei, il cosiddetto teorema Dioni, cioè il combinato disposto del sms delle 17,26 del primo maggio 2014 (il giorno della scomparsa e del delitto, anche secondo la Cassazione) indirizzato alla persona sbagliata, Padre Okeke, amico del frate ma sconosciuto a Guerrina (la prova dunque che il cellulare di lei era nelle mani di lui, il suo assassino) con la fantomatica figura di Zio Francesco, introdotto dal sacerdote congolese nel suo racconto quando capì che doveva giustificare l’errore del messaggino inviato a chi non doveva riceverlo, anzichè alla destinataria naturale, la catechista del paese.

Sul messaggino i lettori troveranno ampio spazio dedicato alle considerazioni della suprema corte nelle pagine nazionali. Di Zio Francesco, invece, la prima sezione scrive che se non si trattasse di figura inventata, Padre Graziano avrebbe dovuto parlarne subito con la famiglia, in ansia per la scomparsa. A tutta evidenza, non c’era alcun segreto di confessione da tutelare.

Restano in dubbio le modalità del delitto e la natura della relazione con Guerrina: lo strangolamento e il carattere sessuale del rapporto sono scenari possibili, ma non certi. Nonostante tutto, l’avvocato Angeletti non è convinto: «Mi aspettavano di più di 19 paginette nella quali non si va oltre quanto era già stato scritto agli inizi dell’inchiesta per giustificare il divieto di espatrio. Ricorreremo in Europa, non è vero che abbiamo rinunciato ai testi, ce li ha negati la corte d’assise».

Il frate intanto resta rinchiuso a Rebibbia, dove sta scontando la pena. Oggi Angeletti gli illustrerà quanto dice la cassazione. Poi l’ultimo tentativo o forse l’ultimo azzardo. Il caso Guerrina non è ancora chiuso ma quasi.