SALVATORE MANNINO
Cronaca

Boom Zucchetti: è la prima azienda non orafa

Fatturato triplicato: da 92 a 280 milioni in un solo anno. Anche l’utile vola: 50 milioni lordi. Il 2021 da record di una società hi-tech

di Salvatore Mannino

C’è una marea nelle vicende umane che presa quando monta mena al successo. Firmato Shakespeare, che evidentemente, per vie misteriose, deve essere diventato un ispiratore di Fabrizio Bernini, presidente di Confindustria sud ma soprattutto anima di Zucchetti Centro Sistemi, il gruppo Hi-tech del Valdarno che spicca il volo, triplica il fatturato, moltiplica gli utili e si trasforma in un solo anno, il 2021 di cui al 30 giugno si sono chiusi i bilanci, nella prima azienda non orafa del sistema produttivo aretino, quinto posto assoluto per un’azienda che prima non era neppure nella Top Ten, ferma alla dodicesima posizione, anche se già in piena rampa di lancio.

La crescita esponenziale di Zucchetti, nota al grande pubblico soprattutto per "Ambrogio", il robot da giardino, ma molto più complessa con le sue cinque divisioni e le sue filiali sparse in mezza Italia, è certificata dai numeri: raddoppio del fatturato a 92 milioni nel 2020, l’anno del lockdown, moltiplicazione per tre nei dodici mesi appena trascorsi, con i ricavi che si attestano a 275 milioni, un altro raddoppio previsto per l’anno in corso, quando secondo le stime ufficiali diffuse dal quartier generale di Terranuova, il fatturato dovrebbe arrivare ad almeno mezzo miliardo. Traguardo sul quale incombono le incognite dell’economia di guerra che stiamo vivendo, ma che se la congiuntura dovesse rivelarsi non troppo negativa potrebbe persino salire ancora.

A fare i conti si fa alla svelta: intanto Zucchetti scavalca Butali Spa, che pure è cresciuta a 240 milioni di ricavi e si piazza alle spalle dei quattro giganti dell’affinazione dei metalli preziosi, Chimet a 4,3 miliardi, Italpreziosi fra i 3,5 e i 4, Tca a 1,2 miliardi e Safimet a 345 milioni. La prime tre paiono ancora irraggiungibili, ma l’ultima è lì a portata di sorpasso, se le previsioni di Zucchetti sono azzeccate. Si aggiunga un utile lordo, cioè prima delle tasse, di 48 milioni (solo Chimet e pochi altri hanno fatto meglio) e avremo il quadro di un gruppo in pieno boom, come attestano altri numeri: profitti in aumento del 380 per cento, fatturato del 184, personale cresciuto del 15 per cento.

Già, i dipendenti, che sfuggono al vecchio luogo comune della tuta blu del lavoro manuale tradizionale e indossano il camice bianco. A Zcsi non si fa o quasi produzione fisica, tutto sta nella qualità dell’intelligenza creativa, articolata in cinque divisioni: software, healthcare, automazione, robotica, energie rinnovabili). Il cuore pulsante è a Terranuova, nei tre palazzi delle idee, dell’innovazione e della tecnologia, oltre che nell’hub logistico. In più ci sono le sedi di Perugia, Parma e Sardegna.

In tutto sono 375 dipendenti, saliti nei primi sei mesi di 30 unità. Ma la cosa più sorprendente, in un mondo del lavoro che invecchia ed è assai avaro coi giovani, è l’età media di 39 anni, con la metà degli occupati nata dal 1980 in avanti, tanto che tra gli ultimi assunti l’età media scende a 34 anni. D’altronde, per un’azienda innovativa come Zcs è quasi una necessità dare lavoro a giovani che abbiano dimistichezza con la tecnologia.

I risultati si vedono: in questo 2021 Zucchetti ha già scavalcato UnoAerre, per dire del principale marchio del distretto dei gioielli, a lungo la prima azienda del settore nel mondo e tutt’ora la prima d’Europa, anch’essa in crescita ma non oltre i 240 milioni di fatturato e gli 8 di utile. Il segno che Arezzo non è più una monocoltura orafa: Zcs, Seco, Aruba incombono.