Blitz tra le mascherine: la Finanza ne ha sequestrate oltre 72 mila

Inchiesta della procura ma che parte da Forlì. Nel mirino il distributore Corofar Mancherebbe la certificazione. La coop: solo malaburocrazia. Afm vende sotto costo a 50, prese a 90

Sequestro di mascherine (repertorio)

Sequestro di mascherine (repertorio)

Arezzo, 6 maggio 2020 - Mascherine per tutti? Forse dentro i depositi della Finanza, che ne ha sequestrate decine di migliaia in un’operazione condotto dalla compagnia di Arezzo che a ieri sera era ancora in corso. A coordinare l’inchiesta è la procura di Arezzo,  con il Pm Julia Maggiore, ma le indagini sono rarrivate più lontano, fino ai Pm di Forl. Nella citrà romagnola di pezzuole da viso chirurgiche, quelle che secondo il premier Conte dovrebbero essere vendute a cinquanta centesimi (ma non è così, almeno ad Arezzo, neppure nelle farmacie comunali) ne sono state sequestrate 56 mila, altre 16 mila a Bologna. In totale 72 mila, più quelle aretine, 800 in una sola farmacia del centro..

E' appunto da quella farmacia che nasce l'operazione: lì i finanzieri trovano le mascherine con la certificazione europea non regolare, e l'inchiesta si allarga ben presto ai magazzini forlivesi della Corofar, che è la società cooperativa roimagnola presso la quale si riforniscono di medicinali decine e decine di farmacie private anche in città e in provincia, oltre che in molte proviince dell'Emilia Romagna Il blitz delle Fiamme Gialle, infatti, è finito anche dentro molte farmacie, costrette dal decreto di sequestro, a restituire ai finanzieri le mascherine stoccate per la vendita al dettaglio.

Qual’è l’accusa, che ha lasciato praticamente sfornite di dispositivi di protezione individuali una marea di farmacie, con grave disagio dei clienti a caccia di mascherine a buon mercato? La mancata conformità della certificazione di produzione del prodotto, arrivato in grandi quantità dalla Cina. Articolo 515 del codice penale, ossia frode in commercio.

Calma però, perchè il presidente di Corofar Pierluigi Zuccari, si difende da Forlì con rabbia: «Esattamente questo sequestro è stato eseguitosolo perché gli importatori dalla Cina (sono tutte mascherine cinesi) si sono sbagliati, spedendo l’autocertificazione  all’Istituto superiore della sanità invece che all'Inail. Inconcepibile». Solo una questione di malaburocrazia, insomma, almeno secondo il numero uno di Corofar.

Fatto sta che di mascherine in molte farmacie private non se ne trovano più, almeno di quelle chirurgiche, le più semplici a parte quelle artigianali, nè a cinquanta centesimi nè a prezzo più alto. Anche perchè, come spiega una farmacista del centro tra le più note e agguerrite, ad accrescere la penuria c’è la questione dei costi. «Io - spiega la professionista - le pago a un euro e 22 l’una più Iva, il che significa complessivamente circa un euro e 50, perchè nessuno ha abolito l’Iva, come pure Conte aveva promesso in Tv. Finora le rivendevo a due euro. Qualcuno mi dice come faccio a cederle a 50 centesimi? Ci rimetterei un euro a pezzo».

Un problema che l’Afm, l’azienda delle farmacie comunali, ha risolto vendendo sottocosto. In altre parole l’azienda le mascherine le compra a 90 centesimi l’una e le rivende a 50, con una perdita di 40 centesimi a pezzo e con la promessa del commissario Arcuri di un successivo rimborso di quanto va in fumo. Per i 65 mila esemplari di cui l’Afm ha stipato i magazzini fa un rosso di circa 30 mila euro.

Non è una cifra impossibile per una società che fattura milioni, ma non si capisce perchè debba essere una Spa farsi carico dei costi di un calmiere. Il resto del prezzo se lo carica invece sulle spalle il povere cliente o consumatore che dir si voglia. Perchè torna in ballo il caso dell’Iva. Conte l’ha promessa ma nessuno ha mai emanato il relativo decreto attuativo. Il che significa che al banco la mascherina costa 61 centesimi.

Afm si fa carico anche dei costi di distribuzione e stoccaggio delle mascherine chirurgiche regionali, quelle che nei giorni scorsi avevano scatenato lunghe code,soprattutto nei supermercati dove ora non sono più in distribuzione.

Restano le farmacie, ma lì è più facile trovare una pepita d’oro che una pezzuola gratuita della Regione. L’unico business che fiorisce è quello delle mascherine griffate, panterate, ecc. Più i sottomascherina, anche quelli personalizzati. Lì davvero ce n’è per tutti i gusti e tutte le mode.