Bekaert, l’appello disperato a Mattarella

A pochi giorni dalla scadenza della cassa integrazione i dipendenti scrivono una lettera al Presidente e al premier Draghi

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di Maria Rosa Di Termine

Sono amareggiati e delusi i lavoratori della Bekaert di Figline, da chi ha fatto "promesse mai mantenute" di risolvere la loro vertenza, candidati, oggi amministratori locali e regionali, ministri e sottosegretari. Manca una manciata di giorni al termine della scadenza della cassa integrazione e i dipendenti dell’ex Pirelli sono tornati a scrivere una lettera, che si aggiunge alle precedenti indirizzate al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Mario Draghi e al governatore toscano Eugenio Giani. Stavolta arriverà sui tavoli dei sindaci del Valdarno e delle zone limitrofe, della Città metropolitana di Firenze e di nuovo dei vertici della Regione. "Non è più il momento delle chiacchiere e delle passeggiate davanti allo stabilimento. Adesso - affermano - è ora di trovare una soluzione per garantire il nostro diritto a un futuro migliore". Quel futuro negato il 22 giugno del 2018 quando la multinazionale belga annunciò l’intenzione di chiudere la fabbrica che occupava 318 persone nella produzione di cordicella metallica per gli pneumatici.

"Oggi siamo a un punto estremamente delicato della vertenza – ricordano gli addetti – nonostante sia possibile usufruire ancora di ammortizzatori sociali, il 24 febbraio è stato firmato un accordo dalle istituzioni regionali e non da tutte le organizzazioni sindacali che chiuderà definitivamente questa vicenda il prossimo 4 maggio, con il licenziamento di tutti noi 120".

In mancanza di un soggetto che voglia reindustrializzare l’azienda, infatti, entro quella data si profila la disoccupazione "e la cosa ancor più grave – sottolineano – è che, qualora ciò avvenisse, noi saremo licenziati benché in Italia esista ancora il blocco dei licenziamenti sino al 30 giugno".

"La nostra vicenda rischia di finire come non meritava e come non meritiamo. Siamo ancora qua, con le nostre famiglie, le nostre necessità e non vorremmo che qualche fantomatico reindustrializzatore dell’ultima ora si presentasse, in sella a un ‘cavallo bianco’, pensando poi di poter pescare dalla disoccupazione alcuni lavoratori e non altri per aprire una fabbrica simile a quella in cui lavoravamo appena dopo il 4 maggio". La richiesta al mondo istituzionale è di realizzare fin da subito un’intesa con i sindacati che preveda la nascita di una sorta di "serbatoio" delle maestranze Bekaert dal quale attingere per le esigenze di manodopera delle realtà produttive dei vari comuni, a partire da quelle più grandi. E il riferimento è alle griffe della moda come Prada e a chi voglia investire, come ha fatto Laika, utilizzando anche sgravi e contributi pubblici e della multinazionale previsti negli accordi sindacali sin dal 2018.