Banca Etruria, perché l'assoluzione: consulenze estranee al dissesto

Depositate le motivazioni della sentenza che aveva scagionato Pierluigi Boschi e gli altri componenti dell'ultimo consiglio di amministrazione

Ada Grignani

Ada Grignani

Arezzo, 21 settembre 2022 - «Operazioni non 'manifestamente imprudentì nel senso adottato dalla giurisprudenza di avventate o scriteriate o prima facie prive di ogni ragionevole probabilità di successo, nè consumative di una parte notevole del patrimonio della Banca»: in «nessuna delle deposizioni testimoniali o nei documenti acquisiti è emerso che l'affidamento delle consulenze contestate abbia aggravato un dissesto in atto», «a volersi sommare tutti tra loro» gli importi erogati per le consulenze contestate, «corrispondono allo 0,7%» del patrimonio della Banca, valore che se rapportato allo stesso, «non può costituirne notevole parte».

Così il tribunale di Arezzo nella motivazione della sentenza della giudice Ada Grignani con cui il 15 giugno scorso ha assolto tutti i 14 imputati del processo per il filone delle cosiddette 'consulenze d'orò nell'ambito dell'inchiesta sul crac dell'ex Banca Etruria.

Tra loro anche Pierluigi Boschi, padre dell'ex ministro Maria Elena ed ex vicepresidente dell'istituto di credito. Oltre a Boschi i giudici di primo grado hanno assolto, perchè il fatto non sussiste Luciano Nataloni, Claudia Bugno, Luigi Nannipieri, Daniele Cabiati, Carlo Catanossi, Emanuele Cuccaro, Alessandro Benocci, Claudia Bonollo, Anna Nocentini Lapini, Giovanni Grazzini, Alessandro Liberatori, Ilaria Tosti, Claudio Salini.

Bancarotta semplice colposa l'accusa contestata dalla procura che aveva chiesto condanne da 8 mesi a un anno.