
Ada Grignani
di Salvatore Mannino
ed Erika Pontini
Era l’udienza più attesa: il via ufficiale al processo in grado di far traballare il governo cittadino di Arezzo ma la prima di Coingas si è risolta in una falsa partenza. Che adesso potrebbe allungare i tempi del verdetto e traghettare la verità processuale sui presunti inciuci all’ombra di Palazzo Cavallo ben oltre la primavera 2022. Ieri mattina il tribunale, presidente Ada Grignani, si è arenato dinanzi all’eccezione sulla costituzione di parte civile dei Comuni (soci di Coingas pro-quota) per cui i difensori dei presunti favoreggiatori del reato di peculato, tra cui lo stesso sindaco Alessandro Ghinelli, chiedono l’estromissione. Non furono loro, eventualmente – è il ragionamento delle difese –, a cagionare il danno alle amministrazioni che ebbero mancati incassi a causa del prezzo delle presunte consulenze d’oro per qualcosa come 600mila euro in notule frazionate sotto la soglia dei 40mila euro corrisposte da Coingas all’avvocato fiorentino Pier Ettore Olivetti Rason e a Marco Cocci.
L’avvocato Corrado Brilli a nome degli imputati di favoreggiamento – Ghinelli appunto, l’avvocato Stefano Pasquini, l’assessore al bilancio Alberto Merelli, Mara Cacioli e l’attuale presidente di Coingas Franco Scortecci – e si oppone alla costituzione dei 19 comuni, compresi gli alleati politici di Cortona, Castiglion Fiorentino e ora Sansepolcro. La carica degli assenti conta invece oltre a Palazzo Cavallo (che da solo detiene il 40%) altre 8 amministrazioni. Il procuratore Roberto Rossi sollecita il rigetto: furono proprio le pressioni degli imputati ("Gli asini che volano devono essere visti da tutti", dice Ghinelli e ancora il sindaco, sempre rivolto al suo assessore Merelli: "Se questa persona - il presidente dei sindaci di Coingas Minetti Ndr - non intende fare questa cosa - appostare le consulenze a bilancio Ndr - si parla con Agnelli - il sindaco di Castiglioni che aveva indicato Minetti Ndr - e si dice schiodati, ci si mette un altro ma non è ammissibile che uno messo lì da noi...non ci stia a sentire") prima, e gli stratagemmi per confezionare documentazione di comodo poi, ad aggravare il danno ai Comuni.
Ma, all’esito del ping pong tra accusa e difese, il tribunale decide di non decidere e rinvia la questione al 30 novembre. Prima solo il difensore di Roberto Bardelli (imputato con Amendola e Roggi) aveva chiesto di stralciare dal calderone il reato di traffico di influenze, riqualificato dal gup al posto dell’iniziale corruzione. E’ di competenza del giudice monocratico – l’eccezione dell’avvocato Roberto Alboni – ma per la procura è connesso alle imputazioni principali e deve restare al collegio.
L’udienza dura poco più di un’ora. C’è Olivetti Rason (difeso dall’avvocato Antonio D’Avirro), seduto tra il pubblico, poco distante Scortecci resterà sempre in piedi e, accanto al suo difensore compare anche Mara Cacioli, ex contabile di Coingas. Gli altri 8 imputati, tra cui il sindaco, Merelli e Macrì, preferiscono disertare l’aula e le telecamere. Tra poco meno di un mese i giudici scioglieranno la riserva sulle prime eccezioni. Ma solo allora decideranno quali prove, anche testimoniali ammettere (ne sono stati citati un centinaio compresi alcuni big della politica come i deputati Stefano Mugnai e Maurizio D’Ettore, ex Forza Italia, la senatrice Tiziana Nisini, leghista ed ex assessore, l’ex sindaco del centrosinistra Beppe Fanfani, un altro deputato come Giovanni Donzelli, di Fratelli d’Italia, e addirittura Ignazio La Russa, uno dei leader di Fdi) e quali intercettazioni far trascrivere (solo la procura ne chiede oltre 120). La nomina del perito d’ufficio non avverrà prima di dicembre ed è quasi scontato che poi servano almeno 60 giorni . A conti fatti l’istruttoria entrerà nel vivo solo a febbraio inoltrato a meno di non voler iniziare contestualmente a sentire i testi. E anche a due udienze serrate a settimana, i tempi potrebbero dilatarsi. Resterebbe poi l’incognita dell’esame degli imputati. Il procuratore Rossi e il pm Chiara Pistolesi avevano già pronta la richiesta di interrogare tutti. Spetterà a loro decidere se accettare il confronto. Dall’inizio dell’indagine, quando alla gola profonda Sergio Staderini venne sequestrato dalla Digos una sorta di trojan fatto in casa – ovvero le registrazioni degli incontri con gli eccellenti del Comune – non hanno mai parlato in sede giudiziaria, ad eccezione di Scortecci. Chissà se stavolta lo faranno. Davanti al tribunale e al giudizio dell’opinione pubblica.