SILVIA BARDI
Cronaca

Al gin "Mediterraneo" dei fratelli Gamurrini il premio World Gin Awards 2021

E' prodotto con ginepro aretino e distillato a Londra con la supervisione di Charles Maxwell. Ricetta segreta che si ispira alla tradizione di seicento anni fa ma con botaniche dell'area mediterranea. "La nostra sfida è sostituire il consumo di grappa nel gusto dei toscani"

Gianfrancesco e Tommaso Gamurrini

Arezzo 27 febbraio 2021 - “God save the gin”. La formula inglese va rivista e corretta in chiave aretina. E’ vero, loro se ne intendono di distillerie e distillati, e ogni anno assegnano l’oscar alle migliori produzioni mondiali con uno dei concorsi più ambiti e prestigiosi, il World Gin Awards 2021. Ma quest’anno a vincere il primo premio, la medaglia d’oro, l’Oscar, come lo si voglia chiamare, per la categoria migliori italiani London Dry è stato il gin “Mediterraneo” dei fratelli Gamurrini che tra le specie botaniche che lo compongono ha il ginepro aretino, anzi, casentinese per la precisione. Tommaso Gamurrini è il tecnico esperto, Gianfrancesco ha preso la via dell’alcol con più spirito dopo aver lasciato quella da vicesindaco. Ma la medaglia d’oro se la sentono in tasca entrambi, dopo aver scommesso in questo prodotto in piena pandemia. Un premio che riconosce al distillato aretino l'equilibrio generale degli aromi che accompagna la nota del ginepro. La ricetta è segreta, ma la miscela dei suoi componenti porta una grande firma, quella del maestro distillatore Charles Maxwell e di sua moglie, la “chef” tra gli alambicchi della Thames Distillery a Londra, da una famiglia di distillatori da sette generazioni, un vero guru.

“Lo distilliamo a Londra ma la ricetta è nostra - specificano subito  Tommaso e Gianfrancesco - e il ginepro è aretino. Già esisteva seicento anni fa, ma noi siamo stati gli unici a recuperare la pianta autoctona dando storicità al nostro prodotto che è composto da sette specie botaniche dell’area mediterranea e da cui prende il nome. Ci sono l’angelica, l’arancia dalla Spagna, il cardamomo, il coriandolo dal Belgio, la lavanda dalla Provenza, la liquirizia dalla Sicilia e il ginepro aretino”. Per completare l’opera la bottiglia ha il disegno delle maioliche del Portogallo. 

Un lavoro iniziato nel 2015 ma la prima bottiglia, dopo una ventina di prove, è uscita nel 2019. “I primi tre mesi abbiamo lavorato per lanciare il prodotto, ma dopo tre mesi siamo stati bloccati. Abbiamo partecipato al concorso londinese giusto per provare, ma quando ci hanno comunicato che eravamo nella top 15 era come se avessimo già vinto. Non ci saremmo mai aspettati il primo premio tra i gin italiani. Dovevamo essere là a Londra, ma abbiamo festeggiato in casa”.

La sfida è anche un’altra, recuperare il gin da bere in purezza, magari in sostituzione della grappa, proprio qui in Toscana in cui poco rinunciano al digestivo più gettonato. “Il gusto del nostro gin va incontro anche ai palati femminili, è morbido, bilanciato, agrumato al sentore di liquirizia” dicono con orgoglio i fratelli Gamurrini. Ha superato la prova di addetti ai lavori come  Vittorio D’Alberto che ha creato il primo sito web sul Gin in Italia, di  Federico Bellanca del Gambero Rosso, di Lorenzo Borgianni celebre in rete come il “Gingegnere”. A Maxwell bevendolo vengono in mente “le calde e tiepide serate mediterranee al tramonto mentre ci si rilassa”. Ma per  gli amanti del gin toni la ricetta è semplice: acqua tonica secca,  scorza  e succo di arancio strizzato e gin. Mediterraneo. Disponibile nelle migliori enoteche aretine.

Storicamente il gin era una bevanda curativa, antinfiammatoria, già nota seicento anni fa nel territorio aretino e casentinese. Fedeli alla storia e alle tradizioni lo consumiamo anche oggi, forse più nei cocktail che in farmacia. Ma la complessità della sua ricetta è nota essendoci centinaia di gin in commercio. La differenza sta nella distillazione e nelle specie botaniche ben equilibrate. Gli inglesi, anzi i londinesi, fanno scuola e infatti il Gin Mediterraneo viene distillato alla Thames Distillery sotto la supervisione del grande master distiller Charles Maxwell. I cereali vengono coltivati direttamente in fattoria, sul posto, e distillati immediatamente, viene tagliata la testa e coda per lasciare solo il cuore. La natura fa il resto essendo composto da specie botaniche che risentono della stagionalità, proprio come il vino. Un ponte fra Londra e Arezzo, divisi dall’Europa ma uniti nello spirito.