Agguato armato all'orafo: bandito lo pesta, lo accoltella e lo lega. Bottino 150 mila euro

Ferito ad una guancia, non è grave. Batte sul muro per ore, poi qualcuno sente e lo fa liberare. Nel mirino l'azienda "Il Fiorino" di via Giusti. Aveva anche una pistoola

La Scientifica al lavoro sul luogo della rapina

La Scientifica al lavoro sul luogo della rapina

Arezzo, 19 dicembre 2018 - Una tranquilla mattina di paura. Con un altro orafo preso alle spalle, picchiato, sfiorato da una coltellatae alla fine rapinato. Da un bandito solitario (se c’erano complici la vittima non li ha visti) che è scappato con quasi cinque chili di gioielli e tre di argento. Valore totale 150 mila euro, coperto dall’assicurazione.

E’ successo intorno alle 8,30 all’apertura della ditta «Il Fiorino», una commerciale orafa di via Giusti, nel quartiere aretino della Sella, immediatamente alle spalle della tangenziale e di uno dei più grandi alberghi cittadini. Il titolare, 52 anni, si sta apprestando a entrare in ditta quando sente una presenza alle spalle e subito dopo qualcosa, probabilmente un’arma, forse una pistola, che gli preme contro le costole.

Non c’è bisogno di troppe parole, in situazioni come queste bastano i cenni. Sotto minaccia, l’orafo digita il codice di apertura del portone e dà conferma all’istituto di vigilanza che era proprio lui che stava entrando. Poi, nell’unico stanzone, cerca di reagire all’aggressore, ingaggiando una lotta con il malvivente, che ha il volto coperto da un passamontagna e lo tramortisce alla testa con quello che potrebbe essere appunto il calcio di una pistola.

Ma non è ancora finita, perché per quanto il rapinatore sia già riuscito alegarlo con alcune fascette da elettricista al montante del bancone, il proprietario ha la prontezza di sferrargli un calcio. A questo punto, il bandito tira fuori un coltello e gli molla un fendente di striscio a una guancia.

Niente di grave: al pronto soccorso tutte le ferite, sia quella alla testa che l’altra al volto, vengono giudicate guaribili in una quindicina di giorni, tanto che l’orafo già nel pomeriggio ha potuto verbalizzare tutto sul colpo negli uffici della squadra mobile che conduce le indagini. Compreso il finale di questa mattinata di terrore, nella quale scappando dopo aver svuotato la cassaforte, il bandito lascia la sua vittima immobilizzata al bancone.

C’è voluta almeno un’ora perché riuscisse ad allentare i legacci e cominciasse a battere contro il muro di confine con un vicino studio di biologa nutrizionista. E’ stata la professionista che era in ambulatorio a sentire finalmente i colpi e a dare l’allarme, ma erano già le dieci passate, col malvivente che ha avuto tutto il tempo di prendere il largo. Almeno la parte iniziale dell’aggressione, tuttavia, è stata ripresa dalle telecamere della ditta. Una prima traccia del bandito c’è: italiano e con accento del sud.