"Abusi all'asilo": fantasma Bibbiano. Il perito che accusava il bidello assolto è Foti

Il caso di presunte molestie riguardava 22 bimbi, la perizia del Pm era dell'esperto finito nella bufera. Ora l'appello thrilling, la capacità dei piccoli di ricordare sarà valutata caso per caso

Claudio Foti

Claudio Foti

Arezzo, 24 settembre 2019 - C’è l'ombra di Bibbiano che incombe su uno dei casi di presunta violenza su bambini che più hanno fatto discutere negli ultimi anni, quello del bidello accusato di aver molestato addirittura 22 piccoli di una scuola materna valdarnese, anche se poi era finito a processo soltanto per 4 e anche per quelli era stato assolto. A firmare la perizia del pubblico ministero che inguaiava l’assistente scolastico fu infatti Claudio Foti, lo psicoterapeuta ora in piena bufera nell’inchiesta «Angeli e demoni» che a lui è costata anche gli arresti domiciliari e che è diventata persino un luogo comune della politica, col Pd accusato di essere il «partito di Bibbiano».

Sarebbe solo storia se la vicenda penale del bidello fosse conclusa, ma cronaca vuole che si appresti a tornare all’attenzione dell’opinione pubblica col processo d’appello che riprende il 17 ottobre e nel quale il protagonista, 56 anni, deve difendersi ancora dall’accusa di violenza sessuale che in primo grado gli era valsa una richiesta di pena di 13 anni, quanto un omicidio.

Bene, a coordinare i consulenti della procura fu all’epoca (dal 2012 in avanti) proprio Foti, 68 anni, coordinatore scientifico della Onlus di Pinerolo «Hansel e Gretel», quella che avrebbe sfornato perizie a ripetizione sulla base delle quale i figli venivano tolti alle famiglie d’origine. Lo specialista, anzi, venne anche a testimoniare al processo, dichiarando che i bambini erano stati abusati e che erano in grado di testimoniare su quanto era successo.

Lo contraddisse in aula un’altra consulenza d’ufficio, disposta dal tribunale presieduto dall’allora numero uno della sezione penale, Silverio Tafuro. «Sconcertante per improprietà», venne definita la conclusione di Foti dal collegio peritale di cui era alla guida il professor Giovanni Battista Camerini e che giudicò incapaci i piccoli di ricordare quanto era successo per le suggestioni che avevano subito.

Un verdetto che già preannunciava la sentenza: mancando la prova principale, cioè il racconto dei bimbi, l’assoluzione, che giunse il primo dicembre 2016, era quasi inevitabile. Chiiusura col botto di un’indagine che aveva destato altrettanto clamore, con un piccolo che per primo aveva dato segni di disagio, la mamma che si era confidata con l’amica psicologia, la visita al Meyer, il sospetto, quasi la certezza degli abusi.

Che poi erano diventati un coro, coi bambini che uno dopo l’altro facevano lo stesso racconto. Il Pm Ersilia Spena si affidò appunto a Foti e al suo metodo dell’«ascolto empatico». Raffaello Falagiani, avvocato del bidelli, dunque una voce di parte, lo riassume così: «Il bimbo che nega lo fa per proteggersi dal ricordo e dunque deve essere aiutato a ricostruire meglio, finchè non conferma la violenza».

Un metodo, se la lettura di Falagiani è corretta, nel quale esistono solo colpevoli e tutti i piccoli sono abusati. Col bidello non funzionò così perchè riuscì a cavarsela, ma la sua odissea giudiziaria non è ancora finita. La corte d’appello, infatti, ha disposto una nuova perizia che ha stabilito come la capacità dei bimbi di allora debba essere vagliata caso per caso.

I piccoli protagonisti, dunque, dovranno essere ascoltati e magari potrebbe essere risentito anche Foti, la cui testimonianza è peraltro già agli atti del processo. Quanto è credibile? La parola ai giudici.