“Nessuno a Civitella disse i nomi di chi aveva ucciso i tedeschi. Ma quei nomi li sapevamo tutti”

Ida Balò, superstite bambina della strage nazista: “Dopo 80 anni resta la tenacia e il ricordo. Non ebbi il tempo di salutare mio padre, neanche per l’ultima volta”

Civitella (Arezzo), 25 aprile 2024 – “Nessuno di Civitella si è macchiato di dire i nomi di chi aveva ucciso i tedeschi e si sapevano tutti quei nomi”. Così Ida Balò, superstite bambina della strage nazista di Civitella Val di Chiana del 29 giugno 1944, prima di prendere parte alla commemorazione degli 80 anni col presidente Sergio Mattarella come presidente dell'associazione dei familiari 'Civitella ricorda’.

"Disse bene Ingrao capo del Pci, la Resistenza è stata un grande valore ma ha commesso però anche degli errori - ha detto ai cronisti Ida Balò -. E qui a Civitella fu commesso un grande errore, perché se qui a Civitella non ammazzavano i tedeschi, la strage non la facevano. È inutile che la sinistra dica che la guerra alla popolazione civile la facevano per intimorire, perché i tedeschi non hanno fatto eccidi in tutti i posti dove c'era la linea del fronte. L'hanno fatta solo dove c'è stata uccisione dei soldati tedeschi”. L'antefatto per la rappresaglia fu un'azione di partigiani nei locali del Dopolavoro del paese per portare via le armi ad alcuni soldati tedeschi, ma ci fu uno scontro a fuoco e soldati nazisti rimasero uccisi. “Quella sera il capo partigiano Succhielli venne a casa mia a prendere il contributo per la banda e il babbo gli dette 20.000 lire - ricorda Ida Balò - Poi sentivo dire 'oddio, hanno ammazzato i soldati bisogna scappare’. Si scappò. Ma poi i delinquenti repubblichini ci mandarono a dire a tutti i paesani che volevano sapere chi era stato a sparare, ma nessuno ha parlato. Questo nessuno l'ha mai detto, cioè che nessuno ha parlato, nessuno di Civitella si è macchiato di dire i nomi di chi aveva ucciso i tedeschi e si sapevano tutti quei nomi”.

"Il mio babbo fu ucciso, aveva con sé la ricevuta del Succhielli, la ritrovai insanguinata, era del 18 giugno 1944, tempo dopo me la presero in un ufficio a Arezzo, me la fecero depositare, non l'ho più riavuta, io perdono perché la mia mamma mi ha insegnato che Cristo ha perdonato chi lo mise sulla Croce - dice ancora Ida Balò, che è un insegnante in pensione -. Dopo la guerra ho abbracciato il Succhielli, mi ha chiesto perdono, si mise a piangere davanti a me, mi diceva 'eravamo giovani non sapevamo’. Ma c'erano i manifesti di Kesserling: 'Attenzione italiani: per ogni tedesco ucciso, 10 italiani saranno passati per le armi”. Ma come disse lui 'volevano fare gli eroi’ e dopo sono scappati”. Quando qui c'erano i morti, chi li raccolse? Loro erano nei boschi, non si sono presentati. Chi le fece le fosse al cimitero? Le nostre mamme”.

"Presidente Mattarella, sono passati 80 anni ma nella mia mente tutto è rimasto come allora. A distanza di tanti anni rimane la tenacia e il ricordo” per quegli eventi. Ha detto Ida Balò. “I soldati tedeschi fecero irruzione in chiesa intimandoci di uscire, l'arciprete don Alcide Lazzeri ci invitava alla calma e alla preghiera - ha riportato la sua testimonianza - Fuori c'era un plotone schierato con mitragliatrici e fucili spianati, alcuni soldati ridevano, cominciarono a dividere uomini da donne e bambini”.

"Mentre ci allontanavamo dal paese incontrammo solo morte e distruzione, cadaveri a terra, case date alle fiamme, io impietrita corsi col pensiero a mio padre che non si trovava lì in quel momento, ebbi il pensiero insistente del babbo che mi tormentava, la speranza era di vederlo, non ebbi il tempo di salutarlo nemmeno per l'ultima volta”.