CLAUDIO SANTORI
Cosa Fare

Il ritorno di Pio Ricci, il pittore che studiò grazie alla Fraternita

Uno dei dipinti era incollato con colla da falegname su un cartone. Il restauro di Daniela Galoppi finanziato dal Rotary. Due opere restituite al Museo Medievale

Restauro delle opere di Pio Ricci

Arezzo 29 gennaio 2019 -  È risaputo che nei depositi di ogni museo italiano sono conservati, spesso in cattive condizioni di conservazione, tante opere con le quali si potrebbero creare altrettanti musei che, per esser minori, non sarebbero certamente meno interessanti. Non fa eccezione il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna dove ha avuto luogo sabato scorso la presentazione delle due tele recentemente restaurate da Daniela Galoppi, del pittore fiorentino di nascita, ma aretino di adozione Pio Ricci: un Autoritratto e una rappresentazione del Pittore nel suo studio. L’evento -ché di evento si tratta- era molto atteso perché dell’esistenza dell’autoritratto si sapeva, essendone stata segnalata una trentina di anni fa l’importanza da Isabella Droandi nel suo studio sulla Collezione Bartolini, ma non era stato divulgato né era esponibile per le pessime condizioni di conservazione, aggravate da varie lacune nella tela e dall’incollaggio della medesima (con tenace colla da falegname!) su un pesante cartone di riporto.

Il restauro, le cui fasi sono state analiticamente descritte dalla Galoppi suscitando nel pubblico un vivo interesse, ha permesso di recuperare al Museo e all’ammirazione degli aretini un’opera di raffinata fattura nella quale l’artista si presenta con una carica romantica di idealizzata determinazione. Il Ricci, ha spiegato la Galoppi, era particolarmente legato alla Fraternita dei Laici dal cui Magistrato aveva ottenuto la borsa di studio che gli aveva permesso di frequentare l’Istituto delle Belle Arti di Siena dove aveva incontrato il favore di Luigi Mussini, il celebre pittore nato a Berlino (dove il padre era maestro di musica della corte prussiana), allievo di Pietro Benvenuti e maestro a sua volta di grandi come Lega, Cassioli e Maccari. Dall’ambiente senese -ha spiegato la Galoppi- il Ricci assimilò non soltanto il gusto per il ritratto psicologico, ma anche la capacità di trattare con originale efficacia motivi di genere e di costume. Ne fa fede l’altra tela restaurata, appunto il pittore al lavoro, capolavoro calligrafico di caloroso intimismo: il restauro ha permesso di evidenziare un particolare sfizioso: uno specchio nel quale la scena si riflette. La presentazione è stata introdotta dal Direttore del Museo, Michele Loffredo che ha inserito l’evento in un piano di arricchimento del percorso museale annunziando, fra le altre cose, l’imminente riapertura della collezione di armi antiche. Sia Loffredo che la Galoppi hanno quindi ringraziato nella persona del Presidente, Ing. Marco Becucci, il Rotary Club Arezzo che ha sponsorizzato il restauro e curato il relativo dèpliant pubblicitario nonché il buffet che ha simpaticamente concluso la manifestazione.