
La presentazione del film "Il Moro di Arezzo" al Mumec
Arezzo 31 luglio 2021 - “Il Moro di “Arezzo” così Guido Gianni, noto personaggio aretino appassionato della sua città, regista, scrittore, storico, accademico della cucina che ai cibi locali ha dedicato libri e conferenze, prezioso collaboratore della Rai, racconta la Giostra del Saracino di Arezzo. Lo fa nel 1955 con una pellicola in bianco e nero, muta, 16 millimetri poi trasformata in un cortometraggio a colori sonoro in cinemascope a 35 mm, a cui lavora anche il famoso produttore cinematografico Fulvio Lucisano. Un filmato che doveva essere testimonial della terra aretina a New York per una iniziativa oltre Oceano dell’Ente provinciale per il turismo di Arezzo. E’ il luglio del 1956 e la pellicola, anzi la bobina, viene imbarcata sull’Andrea Doria che durante la traversata verso gli Usa viene speronata da un mercantile svedese e affonda. E con lei il filmato che si è sempre creduto irrimediabilmente perso.
La figlia di Guido Gianni con il marito Alberto Trippi durante ricerche nell’archivio di famiglia ritrovano la prima copia di questo documentario che ora è possibile rivedere grazie ai proiettori d’epoca di Fausto Casi del Museo dei mezzi di comunicazione, digitalizzato e rimesso in sonoro.
Le due versioni della Giostra, secondo Gianni, sono in visione al Mumec di via Ricasoli ad Arezzo oggi e domani in occasione della Fiera Antiquaria con proiezione continuata sabato dalle 12 alle 17,30 e domenica dalle 9,30 alle 17,30 (visione compresa con biglietto di ingresso al museo da 3 a 2 euro).
Sedetevi e mettete comodi nell’auditorium per un viaggio emozionale nell’Arezzo del 1956 e del 1957 con immagini di una città che, lo diciamo con orgoglio, nel centro storico è rimasta tale e quale. Cambiano i volti, lo stile nella sfilata. I costumi sono quelli storici, i primi, ora esposti nella mostra “90 anni sulla lizza” allestita nel Palazzo di Fraternita. C’è il buratto trainato da un carro di buoi che fa il suo ingresso in Piazza Grande. L’araldo con la parrucca. I cavalieri delle casate che dal contado vengono chiamati in città per correr Giostra come cavalieri richiamati alle crociate con splendide immagini dell’Arno e del castello di Poppi. I figuranti che sguainano le spade, per fortuna poi nel tempo sostituite dalle balestre. Una modernissima ripresa della corsa del cavaliere sulla lizza dove l’occhio del regista vuole essere lo stesso dello spettatore. Quando ancora le telecamere portatili all’occhiello o in testa non erano nemmeno nei film di fantascienza.
“Quelle riprese sono state fatte montando le ingombrantissime macchine da presa su un furgoncino 1100 Fiat - fa sapere Trippi - del quale abbiamo ritrovato anche le ricevute per il noleggio. E durante la corsa il cameraman seguiva con l’auto la traiettorie del cavallo e del cavaliere”. Un viaggio prima in bianco e nero con il rumore della manovella dell’operatore (Fausto Casi), il secondo a colori e con il sonoro, un racconto con la sensibilità di un regista che amava la sua città di cui vedeva perfettamente la schietta bellezza.
“Un regalo alla città - sottolinea Paolo Bertini, consigliere comunale delegato alla Giostra - che fa parte di questa mostra diffusa dedicata al Saracino. Un contributo prezioso e sono convinto che in molte case di aretini esistono ricordi e testimonianze della Giostra e della nostra storia che invito a condividere con la città”.
Il filmato è anche una occasione, come ha ricordato la direttrice del Mumec Valentina Casi, per vedere la mostra dedicata ai 100 anni di Fellini, e di conseguenza al cinema dei suoi anni, e la mostra di orologeria meccanica “Dante 700, tin tin sonando con sì dolce nota”.
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