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AREZZO WAVE / "Che bello tornare qui": intervista a Peppe Servillo che guida gli Avion Travel al concerto della rinascita. E' il primo evento del Festival

"Qui c'è un pubblico caloroso e aperto alle novità: era un'occasione da non perdere"

Peppe Servillo (a sinistra) con il fratello Toni

«Torniamo molto volentieri ad Arezzo Wave, un festival che ha sempre dimostrato un grande interesse verso le più diverse proposte, che ha abituato il suo pubblico ad essere musicalmente curioso e che ci ha sempre accolto con grande affetto», parola di Peppe Servillo. Un legame speciale tra gli Avion Travel, i big che stasera apriranno il festival a ingresso gratuito, tornati insieme dopo dieci anni, e Arezzo Wave che dopo dieci anni ha finalmente trovato casa. La Piccola Orchestra riparte da sei per il «Retour 2014» con Servillo, Mesolella, Tronco, Ciaramella, Spinetti e D’Argenzio dopo il debutto a Castel Sant’Elmo martedì sera.  Solo vecchi successi in scaletta? «Proponiamo i brani degli album Opplà, Bellosguardo e Finalmente fiori. Una verifica sul palco dal vivo per vedere se queste canzoni hanno ancora un senso per noi e per il pubblico. Un pugno di canzoni che suonavamo diverso tempo fa che abbiamo rivisto in chiave più semplice e chiara per far venire a galla la scrittura dei testi e della melodia, la vera natura delle canzoni popolari». E come è andata? «Ha funzionato». Ci sono anche le cover dei pezzi di Modugno, Celentano e Caselli? «Per scelta nessuna, ma può capitare a fine concerto, in un bis per promuovere aria di festa. Sono canzoni che amiamo molto, sono praticamente le cover di noi stessi». Siete considerati l’archivio della canzone napoletana, ma spaziate al jazz, al pop, alle tradizioni più antiche, al teatro canzone, al cinema, alle collaborazioni. «Non siamo così presuntuosi, la canzone napoletana non ha bisogno di noi, ma portiamo negli Avion tutte le esperienze fatte da singoli, abbiamo un animo aperto verso gli altri linguaggi musicali». Un Sanremo vinto, un premio della critica con Nyman in giuria, Premio Tenco, e dopo dieci anni di nuovo insieme. Che cosa è cambiato? «Non è nostra intenzione premere sul pedale della retorica e della celebrazione, ci siamo ritrovati d’istinto per vedere quanto era rimasto di noi, del lavoro fatto, della nostra scrittura musicale degli anni ’90, dei due Sanremo. Per curiosità». Il suo mestiere di attore quanto influenza quello di musicista? «In trent’anni di teatro come attore, regista e capocomico ho imparato tanto, vado fiero della esperienza con la grande famiglia teatrale. Mi metto alla prova in tutto, faccio un po’ tutti i mestieri, che sono apparentati anticamente. In tanti si sono cimentati nell’una e nell’altra cosa. Lo faccio anch’io a piccoli passi, ma sempre verso la tradizione partenopea, una grande tradizione alle spalle».

Silvia Bardi