Ogni giorno in Italia centinaia di persone affette da malattie rare come l’emofilia, le immunodeficienze, la talassemia, patologie che coinvolgono l’emoglobina, vengono curate con trasfusioni di sangue o con farmaci plasmaderivati. Con i nuovi flussi migratori poi, si sta riscontrando nel nostro Paese un aumento di pazienti affetti da un’altra anemia congenita, l’anemia falciforme. Tutte patologie rare accomunate da una cosa: necessitano di trattamenti terapeutici periodici a base di sangue o di farmaci plasma derivati, provenienti da donazioni volontarie, anonime, gratuite e associate.
«Donare sangue significa salvare la vita di tante persone, molte delle quali affette da patologie poco comuni – spiega Dimitri Pezzini presidente di Fidas Toscana -, per questo l’atto del dono deve essere considerato come un gesto di generosità spontanea e disinteressata che non pretende contraccambio. Rappresenta la più
alta espressione di solidarietà, altruismo e carità: si cede in forma totalmente gratuita, a persone sconosciute,
una parte di sé che è una parte vitale capace trasmettere vita e speranza. Se nessuno lo facesse, molti malati di leucemia non potrebbero sopravvivere e le persone in gravi condizioni dopo un incidente non avrebbero speranza. Ma anche nel corso di qualsiasi intervento può diventare necessario trasfondere al paziente globuli rossi concentrati, plasma o talvolta piastrine».
Ogni volta che si dona i centri effettuano un controllo costante del nostro stato di salute, attraverso la visita sanitaria e gli esami di laboratorio. Si ha così la possibilità di conoscere il proprio organismo e vivere con maggiore tranquillità, sapendo che una buona diagnosi precoce eviterà l’aggravarsi di disturbi latenti. Ad oggi la scienza non è riuscita a creare un sostituto del sangue: la ricerca in questa direzione è attiva da oltre sessant’anni, ma i risultati non sono ancora soddisfacenti. Per chi ne ha bisogno, al momento, non c’è altra possibilità che affidarsi ai donatori, alla loro solidarietà e al loro buon cuore.