Maurizio Marchi sul caso della "Smith"

Il leader di Medicina Democratica avanza l'ipotesi per cui alla base della decisione di chiudere lo stabilimento di Saline ci sia il rischio-sprofondamento dovuto all'estrazione di salgemma

Maurizio Marchi

Maurizio Marchi

Val di Cecina (Livorno), 29 giugno 2015 - “Non vogliamo lanciare accuse, ma più che un dubbio ci viene: ovvero che la decisione di chiudere lo stabilimento “Smith” di Saline, da parte della multinazionale “Schlumberger Limited”, sia stata almeno “incentivata” dagli sprofondamenti  creati dalle estrazioni di salgemma di Solvay”. A parlare è il leader di Medicina Democratica, Maurizio Marchi, che prosegue la sua personale analisi sottolineando che “l’ipotesi circola da tempo tra la popolazione, tanto da essere descritta anche dai giornali locali e ripresa dalla rassegna stampa della Protezione Civile risalente al gennaio 2012 dove si legge “La collina a ridosso del piazzale della nostra azienda sta franando e noi abbiamo fatto fare uno studio geologico e affidato la vicenda a un legale. Così dalla ditta Paradisi di Saline, situata a fianco della Smith e a pochi metri da un'altra frana, quella del camino di collasso nella concessione di Buriano. Un'area a rischio, tanto che la Smith stessa starebbe valutando la possibilità di effettuare uno studio sulla stabilità dei terreni in cui si trova lo stabilimento di produzione di scalpelli da perforazioni petrolifere. L'azienda non conferma e non smentisce questa voce, limitandosi a dire di non voler parlare con la stampa”. Questo nel 2012. Ma non ci risulta che Regione, Ente delle Miniere o altri soggetti istituzionali abbiano preso, da allora, misure cautelative per allontanare il pericolo dai siti produttivi di Smith e Paradisi”. 

“E poco importa – prosegue Marchi – se gli sprofondamenti si siano verificati all’interno delle concessioni minerarie Solvay. Sappiamo invece da molti studi decennali che le subsidenze si allargano anche fuori dalle concessioni minerarie, come ad esempio in località Colizione o sotto la ferrovia Cecina-Saline, continuamente “rincalzata”. Neanche il Comune di Volterra, che pure nell’area ha costruito negli anni recenti uno spazio PIP (Piano insediamenti produttivi) che resta desolatamente vuoto, sente il dovere di intervenire chiaramente sull’argomento: se non ora quando? Con duecento famiglie dei lavoratori della Smith sull’orlo del baratro, nonostante la pezza molto parziale messa al Mise”.