Un ternano al posto della Hack: Borgani racconta l'Universo

Al circolo "Il Drago" conferenza di Stefano Borgani, direttore di Inaf e professore ordinario del Dipartimento di Fisica dell'Università di Trieste

Il prof. Stefano Borgani

Il prof. Stefano Borgani

Terni, 4 maggio 2016 - Un ternano nel cuore dell'Universo. Stefano Borgani, 52 anni, nato e cresciuto a Terni da dove, dopo essersi è diplomato al liceo scientifico Galileo Galilei, è partito per la sua carriera professionale in campo scientifico, è diventato uno degli scienziati più importanti del nostro Paese. Dal 2011 dirige l'INAF Osservatorio Astronomico di Trieste, ruolo ricoperto per anni dall'indimenticata Margherita Hack e contemporaneamente è professore ordinario al Dipartimenti di Fisica dell'Università di Trieste. Venerdì 6 maggio tornerà nella sua Terni per una conferenza organizzata da Mathesis Società di scienze matematiche e fisiche in collaborazione con Fidapa e Bpw Italy dal titolo "Il lato oscuro dell'Universo" (sala del circolo "Il Drago", ore 17). La Nazione lo ha raggiunto in anteprima.

Professore, molti dei ragazzi che dopo il liceo decidono di proseguire gli studi scegliendo la Fisica sognano, un domani, di poter esplorare l'Universo e magari scoprire qualcosa che poi porterà il loro nome. Il percorso da fare, però, è percepito come molto lungo e le prospettive di lavoro oggi non sono entusiasmanti. Lei c'è riuscito. Come si fa?

"Credo che l’ingrediente fondamentale sia la passione. Fare ricerca, in Fisica come in altri campi, garantisce una vita intellettualmente eccitante, permette di incontrare colleghi provenienti da ogni parte del mondo e che, pur provenendo da culture diverse, condividono la stessa passione per la ricerca. Rivolgendo lo sguardo indietro ai primi anni della mia carriera, quando ero studente di laurea a Perugia e poi di PhD a Trieste, credo di esser stato fortunato ad aver avuto supervisors che hanno saputo alimentare la mia passione per l’astrofisica e la cosmologia, e a credere in me stesso. In particolare non posso dimenticare l’esperienza unica che ha rappresentato per me poter avere come mentore Denis Sciama, che era a capo del settore di astrofisica della Scuola Internazionale di Studi Avanzati (SISSA) a Trieste quando ero studente li’. Esser seguito da uno dei padri della Cosmologia Moderna, colui che aveva avuto come studenti Steven Hawking, Sir Martin Rees, Roger Penrose, ha rappresentato veramente un elemento decisivo per la mia maturazione scientifica. Quindi ritengo che la ricetta sia data dalla combinazione di passione, dedizione ed una certa dose di fortuna di incontrare le persone giuste durante la propria formazione di giovane ricercatore. Non so se oggi le opportunita’ di lavoro sono inferiori a quelle che c’erano quando io ho iniziato i miei studi. Certamente si sente spesso dire che il nostro Paese non riesce a trattenere i giovani piu’ di talento. Ma questo e’ un problema per il nostro Paese, non per i giovani di talento che hanno davanti a loro un mondo di opportunita’ da cogliere. Se poi il nostro Paese riuscira’ a capire che questi giovani sono una enorme risorsa, allora i giovani di talento avranno opportunita’ da cogliere anche in Italia. E’ un cambiamento di cui si vedono i primi segni e quindi voglio esser ottimista".

Ora che vive a Trieste, come è cambiato il suo rapporto con la sua città natale?

"Terni è sempre nel mio cuore. Trieste è una città che mi ha adottato ormai da molti anni, ma credo che il mio 'imprinting ternano' me lo porterò dietro per tutta la vita, devo dire anche con un certo orgoglio. Orgoglio di cosa? Direi soprattutto della schiettezza nei rapporti umani a cui sono stato abituando crescendo a Terni. Ed ovviamente a Terni mi rimangono tanti affetti e carissime amicizie che sono continuate negli anni. Certamente ormai frequento Terni in modo sporadico, ma ogni volta che torno mi sembra di esserci stato fino a ieri".

Studiando l'Universo che idea si è fatto del futuro che ci attende qui sulla Terra? E cosa dovremmo fare - se c'è da fare qualcosa - come genere umano perchè i destini del nostro Pianeta siano in linea con quanto "racconta" l’Universo?

"Lo studio dell’Universo non credo ci dica alcunché sul nostro destino. Altrimenti dovremmo credere agli oroscopi, credenza che ritengo faccia parte di un retaggio di superstizione e oscurantismo. Credo però che studiare l’Universo ci possa dare una consapevolezza diversa di come l’Uomo di pone di fronte alla Natura. L’idea che con la nostra razionalità noi si cerchi di comprendere come funziona l’Universo nella sua complessità e totalità non cessa mai sconcertarmi. Come e’ nato l’Universo e quali sono le leggi fisiche che regolano la sua evoluzione? Come si formano le galassie? Come si formano le stelle nelle galassie? Come si formano i sistemi planetari, simili al nostro Sistema Solare, intorno a queste stelle? E quali sono le condizioni che potrebbero portare alla formazione della vita su altri sistemi planetari? La Ragione, che ci permette di formulare ed affrontare queste domande, e’ lo strumento con cui l’Uomo deve costruire il proprio futuro.

Lo scorso Natale il settimo episodio di StarWars, poco prima Interstellar e ancora prima decine e decine di film a carattere fantascientifico hanno intrattenuto milioni di spettatori con ibernazioni e viaggi alla velocità della luce da un mondo all'altro. Quale rapporto può esistere - se siste - tra teoria scientifica, fantasia e realtà?

"Personalmente io sono un grande appassionato di fantascienza, anche se non di tutta la fantascienza. Sulla relazione tra scienza e fantascienza sono stati scritti numerosi libri. La storia ci insegna che il più delle volte la scienza e lo sviluppo tecnologico hanno preso strade completamente diverse da quelle immaginate dalla letteratura di fantascienza. Si pensi allo sviluppo di internet e delle moderne tecnologie di comunicazione (smartphone, tablet, etc) che non erano state assolutamente previste nei libri di fantascienza scritti tra gli anni 50 e gli anni 70. Compito della scienza è di osservare la natura, costruire modelli predittivi sul suo funzionamento e di verificare poi se tali predizioni sono corrette. Un bel libro di fantascienza non ha il compito di spiegare la natura, ma rimane un bel libro anche se le sue predizioni sul futuro si rivelano esser errate".