Prof ucciso dal ‘rivale’ in amore. Dimasi: "Il coltello non era mio"

Delitto di Sassoferrato, oggi l’autopsia sul corpo dell’insegnante

Carabinieri

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Sassoferrato, 1 febbraio 2017 - «Il mio cliente non voleva uccidere il professore. Lui sostiene che il coltello non ce l’aveva lui. E mi ha parlato di legittima difesa». A dichiararlo è l’avvocato Enrico Carmenati, il legale di Sebastiano Dimasi, il muratore di origine calabrese, residente a Scheggia, arrestato per l’omicidio del professor Alessandro Vitaletti, avvenuto sabato sera a Sassoferrato. Carmenati, che ieri è andato in carcere a Montacuto per un colloquio con il suo assistito, ribadisce la tesi che il muratore ha già sostenuto dinanzi al sostituto procuratore di Ancona, Serena Bizzari e cioè che lui si è solo difeso.

Dimasi, secondo quanto emerso immediatamente, è stato indicato da più testimoni oculari come l’autore dell’omicidio del professore di scuola media di Serra San Quirico, Alessandro Vitaletti, che era diventato il compagno della ex moglie di Dimasi. «Ho visto che qualcuno ha sostenuto che Dimasi, prima della morte di Vitaletti, era andato a casa della ex moglie con intenti violenti. Ma questo non è assolutamente vero: lui, come mi ha spiegato, era andato lì perché voleva vedere il figlio. Lo doveva prendere al doposcuola in parrocchia, ma aveva fatto tardi e il bambino era già tornato a casa della madre. E’ solo per questo che era andato a casa di lei. Per nessun altro motivo. E di certo non era andato lì con un coltello in tasca per farle del male. Né a lei né a Vitaletti. Ha bussato al piano di sotto ma non gli hanno aperto ed è andato via. Poi ha incontrato il professore». E, secondo quanto sostenuto da Dimasi, il coltello lo avrebbe avuto la vittima, che gli avrebbe anche detto «ti ammazzo, ti ammazzo».

«Il mio cliente è stato anche ferito - è ancora il legale – e poi, dopo essersi difeso, è scappato perché era sconvolto e ha buttato il coltello. Ha anche indicato ai carabinieri dove lo ha gettato, è fondamentale per noi che lo trovino». Al momento però, del coltello non c’è traccia. E’ in programma invece per oggi l’autopsia sul cadavere del professore, che sarebbe stato raggiunto da una ventina di fendenti. E’ stata fissata per domani mattina nel carcere di Capanne l’udienza di convalida dell’arresto di Dimasi, fermato dai carabinieri a Perticano di Scheggia, quindi in territorio umbro, e che ricade sotto la giurisdizione della procura di Perugia. Dopo la convalida il processo dovrebbe comunque riprendere la strada di Ancona, procura competente per Sassoferrato, luogo dove lo stimato professore di scuola media è stato ucciso. Secondo quanto emerge inoltre, la ex moglie di Dimasi lo aveva denunciato per stalking perché, stando a quanto riferito da lei, l’uomo non si era rassegnato alla loro separazione. Ma per il suo legale, il movente della gelosia non esiste. E tanto meno esiste la premeditazione del gesto.

Francesca Marruco