'Abusi sessuali sulla fidanzatina 13enne'. Maxi condanna ed espulsione

Sette anni a un giovane pachistano. ‘Mi dispiace, ero innamorato’

Le indagini sono state seguite dalla polizia. Gli agenti hanno perquisito la casa del pachistano

Le indagini sono state seguite dalla polizia. Gli agenti hanno perquisito la casa del pachistano

Prato, 23 maggio 2017 - «Mi dispiace per quello che ho fatto ma ero innamorato di lei. Mi scuso se era più piccola di me». E’ cominciata con una dichiarazione spontanea dell’imputato l’ultima udienza che vedeva come imputato un pachistano di 25 anni, residente a Prato, Sana Ur Rehman Aziz, accusato di violenza sessuale nei confronti una ragazzina, all’epoca dei fatti, tredicenne. Scuse pubbliche, di fronte alla madre della giovane vittima, che però non sono state sufficienti a convincere i giudici della sua buona fede. Il pachistano, difeso dall’avvocato Alberto Catalano di Perugia, è stato condannato dal collegio dei giudici, presieduto da Silvio De Luca, a sette anni di carcere senza attenuanti e all’espulsione dall’Italia quando avrà finito di scontare la pena.

Una vicenda dai contorni agghiaccianti che risale al 2015 quando la giovane, pratese, non aveva ancora 14 anni. La ragazzina aveva conosciuto Aziz casualmente e se ne era innamorata. E’ stata lei stessa a confermare, in aula e alla dottoressa che l’ha sottoposta a perizia, di avere avuto rapporti sessuali completi (anche molto spinti) con quell’uomo tanto più grande di lei. Un episodio sarebbe avvenuto alla luce del sole, in un parco della città.

La storia sarebbe andata avanti dall’estate del 2015 fino al dicembre quando la madre della giovane, che si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Francesca Caselli, ha sporto denuncia. L’uomo era stato colpito dal divieto di avvicinamento alla giovane. Divieto che non aveva rispettato. Anzi, quando fu invitato a comparire in procura, si dileguò insieme alla giovane. I due furono ritrovati in giornata a Roma. «Voleva portarla in Pakistan», ha detto il pubblico ministero Egidio Celano che ha chiesto una condanna a otto anni per Aziz. «E’ vero che in Pakistan sono consentiti i rapporti sessuali con infraquattordicenni ma solo all’interno di matrimoni combinati – ha aggiunto Celano parlando di un’attenzione per la cultura di provenienza dell’imputato – ma questo non è il caso». Una relazione amorosa nella quale la ragazza era assoggettata fisicamente e psicologicamente, durante la quale l’uomo si era approfittato della sua «ingenuità dovuta all’età», ha aggiunto il pm.

Il pachistano non si era rassegnato alla fine della relazione tanto da recarsi più volte sotto casa minacciando la madre della fidanzatina. Minacce che sarebbero arrivate anche sul cellulare della donna con immagini esplicite: foto di Aziz con un kalashnikov in mano oppure di persone morte in strada. Le immagini sono state ritrovate dagli inquirenti sia nel telefono di Aziz, sequestrato durante la perquisizione della squadra mobile nel suo appartamento, sia nel cellulare della donna. «Intimidazioni», per il pubblico ministero. «Erano le foto dei miei cugini morti nel terremoto in Pakistan, le tenevo per ricordami di loro», si è difeso Aziz.

Nonostante il divieto di avvicinamento – che il pachistano sostiene di non aver mai ricevuto – Aziz ha continuato a cercare la ragazza finché nel luglio scorso è finito in carcere. Adesso è arrivata la pesante condanna a cui si è aggiunta la provvisionale di 9mila euro alla famiglia della vittima. La fine di un incubo per la ragazzina e per la sua famiglia che da questa storia ne è uscita «fortemente provata», ha concluso l’avvocato Caselli.