''La crisi de Pisa? Soprattutto una questione di testa''

Le fatiche dei nerazzurri vista dalla bandiera Raimondi, dall'ex diesse Minguzzi e dal procuratore Minguzzi

PISA GROSSETO_440691_172847

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Pisa, venerdi 24 ottobre - La crisi del Pisa è principalmente una questione mentale. Nasce tutto da lì il momento di difficoltà di Morrone e soci , che hanno conquistato appena tre punti nelle ultime cinque partite e non vince da quasi un mese e mezzo, nasce tutta da lì. Almeno su questo non ha dubbi la bandiera nerazzurra Gabriel Raimondi, ma neppure l’ex diesse Vincenzo Minguzzi, attuale direttore sportivo del Grosseto, e il procuratore Eugenio Ascari, tutti e tre all’Arena Garibaldi domenica scorsa in occasione della «debacle» con i maremmani. Tutti concordi nel dire che, più che un problema fisico, cosa su cui aveva avanzato qualche dubbio anche mister Braglia domenica sera, il problema è soprattutto mentale, tasto su cui, invece, ha battuto spesso negli ultimi giorni patron Battini.  «Anche se – precisa Raimondi – è difficile scindere le due cose: è chiaro, infatti, che quando un giocatore e una squadra non stanno bene dal punto di vista psicologico, pure la condizione fisica ne risente in modo significativo». Per Raimondi, comunque, su una cosa non ci sono dubbi: «Il Pisa ha in casa tutto ciò che serve per uscire dal tunnel: la squadra è squadra costruita per vincere e composta di uomini che si prendono le loro responsabilità anche nei momenti negativi, c’è un direttore sportivo che sta gestendo questa fase delicata da vero uomo di calcio e un allenatore che è il massimo possibile per dare le giuste motivazioni ad una squadra.  Metterlo in discussione? Per carità, si può fare tutto: però, chi lo fa è bene si ricordi che Braglia, in Lega Pro, non ha quasi mai sbagliato».

E' tutta una questione di testa anche per Minguzzi, attuale «diesse» del Grosseto, la squadra che, espugnando l’Arena domenica scorsa, ha ufficialmente aperto la crisi nerazzurra: «Non c’è dubbio che il Pisa abbia un organico molto forte e sono convinto pure che tanti giocatori abbiano lo spessore caratteriale per dimostrare tutto il loro valore. Però – dice – ora è fondamentale che lo facciano vedere sul campo e per riuscirvi serve la giusta tensione mentale per tutti i novanta minuti: è vero infatti – prosegue l’ex direttore sportivo - che i nerazzurri tecnicamente sono una squadra molto importante, forse la più forte del torneo, e che questa superiorità può anche far pendere l’ago della bilancia dalla loro parte. Però ad una condizione: devono riuscire a giocare agli stessi ritmi degli avversari per tutta la gara. Se, infatti, corrono meno o con minore intensità, allora anche le qualità tecniche, che sono indubbie, non riescono ad emergere»

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Eugenio Ascari, noto procuratore sportivo toscano fra i maggiori esperti di calcio sudamericano, nonché assiduo frequentatore dell’Arena Garibaldi: «C’ero anche domenica pomeriggio e, indubbiamente, quello che si è vista è stata una squadra troppo brutta per essere, specie considerato la caratura di moltissimi giocatori – dice -. Spiegazioni? Per quanto riguarda la partita specifica, credo abbiano contato molto pure le assenze di Paci e Morrone, due elementi di cui, probabilmente, il Pisa di adesso non può fare a meno. E, in generale, penso vi sia anche un blocco a livello mentale: forse pesa un po’ il fatto di essersi presentati ai nastri di partenza con l’obbligo di dover vincere, anche se i nerazzurri hanno in organico tantissimi elementi, almeno sulla carta, assolutamente in grado di reggere una pressione di questo genere».