GUGLIELMO VEZZOSI
Cronaca

In fumo anche il maxi-credito fiscale: Fondazione Pisa perde 850mila euro

Colpa dei ritardi del Comune che non ha fornito i documenti richiesti

Il sindaco Marco Filippeschi

Il sindaco Marco Filippeschi

Pisa 10 gennaio 2016 - Assume contorni ben più gravi – rispetto a quanto sembrava in un primo momento – lo scandalo di natura contabile che ha investito gli uffici di palazzo Gambacorti, dove per mesi sono stati ignorati i solleciti provenienti da Fondazione Pisa che, inutilmente, chiedeva il rendiconto di lavori e spese effettuati per il restauro delle mura e della sala delle Baleari. Opere alle quali sono collegate i contributi erogati dalla stessa Fondazione a sostegno degli interventi di restauro. Ma, caduto nel vuoto ogni appello, all’istituzione presieduta dall’avvocato Claudio Pugelli non è rimasto altro che applicare le norme contrattuali e revocare i contributi concessi. Decisione adottata all’unanimità dal cda della Fondazione il 23 dicembre e comunicata con raccomandata al sindaco Marco Filippeschi.

Soldi sui quali il Comune non potrà più fare affidamento per l’ennesimo caso di inerzia dei propri uffici nello svolgere compiti loro assegnati. Si tratta di cifre importanti, circa un milione di euro per il restauro delle mura e oltre 200mila per il recupero degli affreschi di Sala delle Baleari, come ha anticipato ieri in esclusiva il nostro giornale. Ma c’è di più e di peggio, purtroppo. Il danno si ripercuote anche sulla stessa Fondazione che, non spendendo i soldi già destinati per questi obiettivi, vedrà svanire un importante contributo fiscale ad essi collegato. Fonti interne alla Fondazione confermano infatti che tutte le erogazioni destinate a interventi di restauro su beni pubblici beneficiano di un credito di imposta pari al 65% della cifra erogata.

Ed è anche grazie a questo circolo virtuoso di buona amministrazione, sfruttando cioè tutte le opportunità offerte dalla legge in materia di beni culturali, che Fondazione Pisa riesce a rispondere in maniera così generosa rispetto alle tante richieste del territorio. Il danno causato da palazzo Gambacorti, dunque, è doppio e molto grave. Il conto è presto fatto: su circa 1,3 milioni di contributi in questione, revocati e dunque non spesi, Fondazione Pisa perderà circa 850mila euro di vantaggi fiscali. Soldi che sarebbero rientrati nelle sue casse e che sarebbero potuti servire per finanziare a loro volta altri interventi sul territorio. 

«Il provvedimento di revoca del contributo al Comune è stato un atto dovuto e inevitabile per l’inosservanza del contratto», confermano le fonti interne. Impensabile, del resto, attendere ancora dopo 15 mesi di solleciti rimasti lettera morta, anche perché Fondazione Pisa è un soggetto vigilato dal Ministero dell’Economia e dunque non sono amesse irregolarità. Il calendario, poi, non lascia scampo. La partita delle mura – capitolo sul quale la Fondazione ha già staccato assegni per oltre 1,5 milioni di contributi – avrebbe dovuto chiudersi il 9 settembre 2014, ma i suoi uffici non hanno ricevuto – dopo oltre un anno – nessuna contabilità, né alcun documento relativo alla fine o stato dell’intervento. In sostanza, formalmente nulla si sa di come sono stati spesi i soldi garantiti dalla Fondazione stessa.

E poi sala delle Baleari, un cantiere chiuso da tempo e con le opere collaudate: ma anche in questo caso nulla è stato comunicato da parte di palazzo Gambacorti. Questo almeno fino agli sgoccioli del 2015. Perché poi, quando in Comune è arrivata la raccomandata di disdetta dei contributi, gli uffici – a quel punto sì – si sono precipitati per fornire la documentazione, recapitata alla Fondazione nel pomeriggio del 29 dicembre. Ma, a quanto pare, oltre ogni limite. La documentazione – si apprende da Fondazione Pisa – sarebbe approssimativa, insufficiente e comunqe ormai fuori tempo per poter sperare in un recupero.