Un codice per la città

Buona domenica

Franco Antola

Franco Antola

Massa, 3 maggio 2015 - Quando se ne cominciò a discutere, oltre un anno fa, ci fu chi espresse un sostegno convinto e chi, invece, manifestò dubbi e perplessità, se non aperto dissenso. In generale, c’erano comunque molte aspettative per il cosiddetto “Patto per la notte”, strumento relativamente innovativo, almeno a Massa, che avrebbe dovuto garantire, sulla base di un accordo fra gentiluomini, un ragionevole compromesso fra la voglia di divertirsi - soprattutto nei weekend e nelle serate estive - e il sacrosanto diritto al riposo dei residenti. Due esigenze sempre difficili da conciliare, soprattutto in una città che se da un lato è sempre pronta a invocare scelte coerenti con la sua vocazione turistica e iniziative di richiamo per i giovani solitamente diretti altrove per trascorrere le loro serate, dall’altro è assai poco propensa, nei fatti, a rinunciare alla sua routine tranquilla e un po’ sonnolenta.

Difficile dire, un anno dopo, quanto quel patto abbia funzionato o quanto sia risultato, a conti fatti, un’operazione poco più che di facciata. Comunque sia, quel protocollo non ha fatto molta strada, visto che è decaduto lo scorso 31 dicembre. Ora il dibattito si è spostato sul codice di autoregolamentazione, che dovrebbe perseguire analoghi risultati. Con qualche punto fermo in più, e cioè una più chiara distinzione di competenze delle parti in causa: amministrazione comunale, operatori economici, associazioni di categoria e forze dell’ordine. Perché se è chiaro che ordinanze e disciplina delle attività commerciali fanno capo al Comune, è altrettanto vero che le funzioni di sicurezza pubblica e di repressione non possono che competere alle forze dell’ordine. Cose che parrebbero scontate e che invece hanno alimentato molti malintesi. Ecco, ora che il dibattito sta per riaprirsi su questa materia con il codice di autoregolamentazione, sarebbe bene che i ruoli fossero ben chiari. I gestori dei locali sono chiamati ad impegni precisi, attenendosi rigorosamente, per esempio, alle disposizioni in materia di somministrazione dell’alcol ai minori, ma anche a promuovere comportamenti virtuosi, il che non può essere imposto con ordinanza. E qui sta il valore del codice, quello etico, che sulla base dell’autoregolamentazione, appunto, dovrebbe integrare i contenuti dell’altro codice, quello penale, con impegni di natura “educativa” verso giovani.

Detto questo, resta il campo dell’ordine e della sicurezza pubblica, dove sarebbe auspicabile un impegno più deciso, anche dal punto di vista sanzionatorio nei confronti di chi sgarra. Sia esso il titolare di un locale che vende disinvoltamente alcol ai ragazzi o spara musica oltre ogni ragionevole limite di decibel e di orario. Sicuri che si sia sia fatto abbastanza su questo versante, come nei confronti di chi lascia, il venerdì notte, la città nelle condizioni un campo di battaglia? E legittimo qualche dubbio. Ma non c’è solo questo. Codice penale e autoregolamentazione possono non bastare se i primi a non aver rispetto della città sono proprio quelli che ci vivono. Decoro e civiltà non si possono imporre con ordinanza. Buona domenica.