Le mucche pontremolesi vanno in "affido" per evitare l'estinzione

Bando dell'Unione dei Comuni. Obiettivo: favorire la riproduzione di un esemplare tipico che veniva utilizzato anche per il trasporto del marmo

Alcuni esemplari di “mucca pontremolese” accuditi in una stalla

Alcuni esemplari di “mucca pontremolese” accuditi in una stalla

Pontremoli, 27 febbraio 2015  -  LA MUCCA PONTREMOLESE va in affido. Lo ha deciso l’Unione dei Comuni della Lunigiana per alleggerire il carico di bestiame del centro pilota che ha sede nell’azienda agricola Matteo Tonelli di San Terenzo Monti dove sono accuditi 21 capi della razza autoctona di proprietà dell’ente. Almeno una quindicina di capi saranno affidati a imprenditori agricoli professionali, iscritti alla camera di commercio di Massa Carrara, che esercitano l’allevamento con un estensione minima di 10 ettari e con strutture adeguate per il ricovero e la cura degli animali. La durata della concessione in comodato d’uso (rinnovabile) è di 5 anni, Naturalmente gli allevatori dovranno seguire procedure e disciplinari proposti dall’Università di Firenze (dipartimento di economia agraria) e per i capi femmina il comodatario dovrà seguire rigidamente il piano di accoppiamento predisposto. Gli interessati dovranno presentare domanda entro il giorno 4 marzo all’ufficio attività produttive dell’Unione di Comuni Montana Lunigiana, piazza De Gasperi 17 a Fivizzano (per informazioni: contattare Edoardo Sisti 0585 942031; mail [email protected]).

NEL 2011 IL BOVINO pontremolese è tornato, dopo 40 anni di assenza, a pascolare in Lunigiana. L’Unione ha recuperato, grazie all’intervento della Regione Toscana, un nucleo di animali superstiti nella vicina Garfagnana. La riscoperta della “mucca pontremolese” che ha una spiccata attitudine, alla produzione di carne, latte e lavoro, potrebbe diventare una nuova risorsa per gli allevatori della Lunigiana. Le doti di tenacia, resistenza, velocità, potenza ed instancabilità di questo bovino oltre ad essere utilizzate per il lavoro nei campi, erano sfruttate al meglio in qualsiasi occasione. Era addirittura impiegata nella zona di Carrara per il trasporto dei pregiati marmi dalle Apuane fino al mare per l’imbarco.Un vero animale tuttofare.

A PONTREMOLI non ne restava che lo sbiadito ricordo: qualche vecchia foto e la memoria di contadini ultraottantenni. Nel 1940 erano stati contati 15.000 capi e ancora 5.700 nel 1960. Mentre nel 1983, erano rimasti solo 13 esemplari. L’ultimo allevatore ad accudire i capi residui come un piccolo tesoro è stato nei primi anni Settanta il pontremolese Francesco Magnavacca che successivamente li donò alla Montana della Garfagnana. La “mucca pontremolese” potrà diventare quindi il simbolo della tipicità del territorio e dare un contributo importante alla salvaguardia della biodiversità e allo sviluppo dell’economia locale.

 N.B