In malattia, va a correre in bicicletta. Dipendente della Provincia assolto

La procura gli contestò l’abuso della 104 per l’assistenza alla madre

Una corsa ciclistica (foto di repertorio)

Una corsa ciclistica (foto di repertorio)

Carrara, 7 febbraio 2016 - Era stato accusato di truffa aggravata perché nelle vesti di dipendente pubblico e autorizzato a fruire di permessi mensili retribuiti a norma della legge 104 per assistere un familiare malato, chiedeva e otteneva un permsso il 30 agosto 2009, utilizzandolo invece per partecipare al raduno ciclistico Trofeo Missaglia, organizzato da una associazione sporitva di cui faceva parte e che prevedeva un itinerario di 85 chilometri.

Inoltre la procura di Massa gli aveva contestato anche altri due giorni di permesso, dal 22 al 28 novembre 2009 benché il familiare da assistere fosse ricoverato a tempo pieno in un centro sanitario specializzato. Accuse contro Fosco Bellé, dipendente della Provincia, che poi si sono rivelate infondate e nei giorni scorsi la Corte di Cassazione lo ha assolto in pieno ritenendo il suo comportamento legittimo. Caduta anche l’accusa di truffa aggravata che gli era stata contestata in qualità di istruttore della polizia provinciale di Massa Carrara, a seguito di un infortunio durante il servizio avvenito il 16 gennaio 2009 e dopo aver subito un intervento chirurgico e ottenuto il riconoscimento di inabilità al lavoro con fruizione dell’indennità temporanea, il 28 maggio 2009. Secondo la procura avrebbe indotto in errore il medico dell’Inail Guenzi, riferendogli falsamente di accusare ancora dolore, ottenendo così il prolungamento del periodo di inabilità sino al 3 giugno 2009, benché dal 13 al 17 maggio avesse partecipato al giro ciclistico della Toscana organizzato sempre dall’associazione di cui faceva parte che prevedeva varie tappe lungo un itinerario di complessivi 645 chilometri. Il 3 maggio 2012 il giudice monocratico del tribunale di Massa assolveva l’imputato perché il fatto non costituisce reato (per l’accusa di truffa) e perché il fatto non sussiste relativo al falso ideologico per induzione in relazione al certificato medico. Il pm aveva presentato ricorso e la corte di appello di Genova il 28 febbraio 2014 ha ribaltato la sentenza condannando il Bellé alla pena di un anno e sei mesi di reclusione.

Lo stesso dipendente pubblico ha poi impugnato la sentenza e la Cassazione gli ha dato ragione perché il Bellé doppo aver partecipato alel gare amatoriali aveva effettivamente assistito il familiare. E la normativa della 104 non prevede che il lavoratore debba far coincidere l’assistenza alla persona con handicap, proprio negli orari lavorativi. I giudici ermellini hanno stabilito che il Bellé assisteva il familiare in via continuativa ed esclusiva e lo aveva fatto con abnegazione. La sua partecipazione alle gare era ininfluente ed era caduta anche l’ipotesi del certificato medico che gli avrebbe impedito di correre. E’ stato accertato che il Bellé quando c’era una salitella, lasciava la bicicletta e proseguiva in auto proprio per i postumi dell’infortunio. E la sua presenza in gara, tra l’altro un raduno, era praticamente simbolica visto che percorreva solo brevi tragitti in pianura.

Guido Baccicalupi