Morto dopo l’operazione, si riapre il caso

Dopo 13 anni il legale annuncia ricorso contro la prima sentenza. «Colpa di una sonda»

Chirurghi

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Massa, 27 settembre 2014 - IL TRIBUNALE di Massa ha sentenziato: nessun colpevole: né il medico chirurgo, né l’équipe ospedaliera e nemmeno l’As1 di Massa Carrara hanno responsabilità per la morte del carrarese Paolo Galardi, deceduto nell’agosto del 2001, in seguito a complicazioni post operatorie dopo un intervento per ulcera duodenale. Una sentenza che però ha lasciato insoddisfatto dell’esito giudiziario l’avvocato Roberto Margara che rappresenta la famiglia Galardi. «Si tratta di un caso — ricorda il legale — che va avanti da 13 anni: la morte di un padre e di un compagno di vita, dopo un intervento chirurgico con complicazioni durante il decorso post operatorio, che ne hanno aggravato il quadro clinico, fino al decesso. In questo scenario il dolore, ancora vivo e forte, di una donna, la signora Isabella Migliarese, che, per oltre dieci anni, è stata la sua compagna e madre di suo figlio, rimasto orfano all’età di cinque anni». La difesa sostiene che «qualcosa non è andato come doveva andare». Per questo, contro quella sentenza sssolutoria verrà presentato appello. La storia, in sintesi, inizia quando Paolo Galardi, imprenditore cinquantenne di Carrara, viene ricoverato nel nosocomio cittadino per una forma di gastropatia ulcerativa. E’ il 10 agosto del 2001 e l’operazione viene eseguita, sembra con successo, dal chirurgo. Tutto bene fino al 19 agosto quando, a causa di un sanguinamento dell’ulcera, Galardi viene sottoposto ad un secondo intervento. Successivamente, l’imprenditore viene trasferito nel reparto di rianimazione e poi in quello di terapia intensiva con condizioni generali normali. Il 23, a seguito di un peggioramento del quadro generale, viene nuovamente trasferito nel reparto di rianimazione, dove muore nella notte tra il 24 ed il 25 agosto. Iniziano anni di carte bollate, di processi, di rinvii a non finire e di consulenze tecniche. Dopo 12 anni dai fatti, con la sentenza numero 412, il tribunale di Massa ha chiuso il caso sollevando tutti i sanitari e l’azienda Asl da qualsiasi tipo di responsabilità. Margara però è convinto che quel caso non debba essere chiuso e ricorrerà in appello. Sostiene che il decesso del cinquantenne, sarebbe da collegare alla presenza di una sonda nel suo corpo. Il legale intende puntare sui risultati dell’autopsia eseguita, poche ore dopo il decesso, dal professor Valerio Favati, medico legale dell’ Università di Pisa, su incarico del pubblico ministero, Alberto Dello Iacono. «Secondo la nostra lettura dell’esame autoptico e del del relativo materiale fotografico a corredo — è la tesi di Margara — dal quale risulta che la perforazione gastrica sarebbe stata causata dall’introduzione nello stomaco di uno strumento per aspirare liquido, riteniamo che la morte del Galardi sia avvenuta a seguito del conseguente choc emorragico. Faremo valere le nostre ragioni in sede di appello». Massimo Benedetti