Blitz dei Nas, sequestrato maxi quantitativo di grano russo

I cereali erano conservati in condizioni non ottimali all'interno di un capannone ad Aulla. Le indagini della Procura

Carabinieri della compagnia di Pontremoli al lavoro (foto di repertorio)

Carabinieri della compagnia di Pontremoli al lavoro (foto di repertorio)

Massa, 23 maggio 2016 - COLPO GROSSO, nei giorni scorsi, di un reparto dei carabinieri del NAS di Livorno, aiutati dal personale dell’Asl di Massa Carrara Lunigiana. I militari del Nucleo anti sofisticazioni alimentari hanno portato a termine, dopo una lunga inchiesta, un blitz che ha portato alla scoperta (con successivo sequestro) di un capannone (e del suo contenuto) nel territorio del comune di Aulla.

All’interno della struttura è stata trovata un’ingente quantità di grano, che a quanto pare proviene dalla Federazione Russa, o da uno stato limitrofo. Di ufficiale ancora non c’è nulla e le autorità mantengono un rigoroso riserbo ma la quantità di cerali sequestrata sarebbe enorme: si parla di centinaia di tonnellate che secondo fonti solitamente bene informate, sarebbero state ritrovate in condizioni igienico-sanitarie pesanti. In pratica il grano non sarebbe stato conservato secondo quanto previsto dalla legge italiana. Particolare significativo. A quanto risulterebbe dai primi controlli, la società coinvolta nella vicenda, i cui rappresentanti si occuperebbero dell’importazione e del commercio all’ingrosso di frumento proveniente dall’ex Unione Sovietica, risulterebbe sconosciuta. Non solo. Non avrebbe fatto all’Asl competente alcuna comunicazione ufficiale sul grano importato e sulle modalità di conservazione.

Come spesso avviene in questi frangenti, intorno all’intervento dei carabinieri sarebbero subito nate «leggende» relative a presunte tracce radioattive trovare nel grano. Nulla di tutto questo. «Bufale» a parte, i carabinieri del Nas di Livorno e gli uomini dell’Asl sarebbero intervenuti perchè c’erano sospetti (che si sarebbero rivelati in parte fondati) sullo stato di conservazione del prodotto e sulla scarsa «salubrità» dei locali dove i cereali erano conservati.

A QUANTO PARE (ma finora non ci sono comunicazioni ufficiali) il grano era accumulato in ambienti con pareti e pavimenti non particolarmente puliti, dove c’erano anche ragnatele, insetti e tanta polvere. Una situazione quasi da bolgia dantesca, insomma, quella in cui si sarebbero trovati ad operare i carabinieri del NAS e i responsabili dell’Asl. I legali rappresentanti della ditta, entrambi stranieri, sarebbero stati denunciati alla Procura della Repubblica di Massa che s’occupa del fatto. Interessante notare che l’operazione portata avanti dagli uomini dell’Arma potrebbe avere impedito la vendita del grano a ditte capaci di trasformare i cereali in mangime per animali o persino in farina ad uso alimentare. Sarà comunque la magistratura a dire l’ultima parola sull’intera vicenda. Valutando anche lo stato di conservazione dei cereali e le scelte dell’azienda.