Allarme Dda: I «Casalesi» infiltrati negli affari

Il procuratore nazionale antimafia: «La terra apuana è contaminata»

Un'operazione della Dia

Un'operazione della Dia

Carrara, 25 ottobre 2105 - LA CAMORRA ha radici profonde tra la Versilia e la riviera di levante della Liguria, l’ombra del clan dei Casalesi avanza inesorabile e bisogna che l’Antimafia di Genova accentui la pressione sulla criminalità organizzata con un occhio di riguardo per il territorio di Massa e Carrara dove il riciclaggio del denaro sporco ha assunto proporzioni esorbitanti. L’allarme arriva nientemeno che dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che l’altro ieri ha coordinato un summit tra pm che combattono la camorra, nella sede della Dda di Genova che ha competenze anche per il nostro territorio. C’erano anche il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce, pm della procura ligure e componenti del pool antimafia e antiterrorismo. C’era anche il sostituto procuratore Cesare Sirignano che il boss dell’ala stragista del clan dei Casalesi Giuseppe Setola, condannato all’ergastolo più volte, minacciò in aula lo scorso anno, durante una udienza del processo per estorsione ad imprenditori del nord. Per non parlare di Cosa nostra che già nel ’90 puntò lo sguardo sul Marble hotel come emergerebbe dall’ultimo blitz che ha coinvolto il costruttore siciliano Bulgarella, accusato di essere vicoino al boss dei boss Matteo Messina denaro. Ma era la camorra con la società Orcagna ad aggiudicarsi l’appalto. E allora si sviluppò un intreccio di società che a prima vista apparivano lecite e che invece erano riconducibili ad un clan della camorra.

Il collaboratore di giustizia Pasquale Galasso, nel ’92 - spiegarono nel rapporto i carabinieri - forniva dichiarazioni sulla scorta delle quali venivano tratte in arresto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, 43 persone tra le quali Giuseppe Jacquinta, Raffaele Fezza, suo padre Vincenzo, Pietro Della Posta con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso in quanto appartenenti a vario titolo al clan Galasso. La società Gestione Progetti Edili, indubbiamente riconducibile al Galasso, risultava avera una unità locale a Montecatini Terme, in via Colombo, stesso indirizzo ove avevano fissato la residenza ed il domicilio i componenti della famiglia Frezza. Alla Gestione Progetti, come presidente del consiglio di amministrazione, a Giuseppe Jaquinta subentrava Marco Cordasco il quale attraverso la «Marco Cordasco Spa», aveva acquisito il complesso immobiliare «Kursaal» in pieno centro a Montecatini. Acquisto che Galasso ammetteva come avvenuto per conto della sua organizzazione. Il 4 luglio 1991 nell’assemblea della Gestione Progetti Edili, otteneva la nomina a presidente del cda Raffaele Fezza. All’assemblea figuravano presenti la Fidereveuropa con delega a Pietro Della Pista e la Fiduciaria Toscana con delega a Raffaele Fezza. Alla luce di ciò - sottolinearono i carabinieri - si manifesta lapalissiana la cointeressenza delle società riconducibili sostanzialmente alla Orcagna Costruzioni, con gli interessi del gruppo criminale facente capo a Pasquale Galasso.

Guido Baccicalupi