Crolla gru, ‘Che fine assurda, non si muore così’. Lacrime e rabbia di parenti e amici

Le urla di dolore della sorella e della cognata di uno degli operai

Le vittime, da sinistra Antonio Pellegrini, 61 anni ed Eugenio Viviani, 54

Le vittime, da sinistra Antonio Pellegrini, 61 anni ed Eugenio Viviani, 54

Lucca, 2 settembre 2017 - "GLIELO dicevo sempre stai attento, è pericoloso. Lo ripetevo in continuazione, quelle altezze sono pericolose, ho paura, stai attento». L’urlo disperato, rotto solo da un pianto straziante è quello della cognata di Eugenio Viviani, costretta anche lei, insieme alla sorella di Eugenio, a fare i conti con una realtà atroce. Il corpo di Eugenio straziato da una caduta di 10 metri, lì a pochi passi, sulle pietre di via Vittorio Veneto. Senza vita, praticamente morto sul colpo. Un lenzuolo intriso di sangue, tutte le operazioni di rito che si compiono intorno, con i rilievi della scientifica e il sopralluogo del magistrato.

UNA SCENA agghiacciante, il tempo si ferma mentre colleghi e parenti, seduti sul gradino lungo via Vittorio Veneto, sono sotto choc. «Abbiamo lavorato insieme una vita – dice uno di loro –, oggi era un intervento di routine, non riesco a credere. Speriamo che Antonio si salvi». Antonio Pellegrini, di Lammari, è l’altra vittima. Le speranze per lui sono durate di più, è stato fatto l’impossibile per rianimarlo, ma le sue condizioni sono apparse subito disperate, soprattutto per le lesioni alla testa.

«Come può spezzarsi il braccio di una gru che porta almeno 250 chili – dice un altro collega –. E’ un incidente incredibile, non c’è spiegazione. Sono mezzi soggetti a verifiche annuali di revisione. E’ un cedimento strutturale incredibile, non abbiamo mai avuto incidenti di questa gravità». Tanta gente che si è radunata nell’angolo di piazza San Michele a ridosso di Palazzo Pretorio dove è avvenuta la doppia tragedia.

«HO SENTITO un tonfo fortissimo – commentano al «Piccolo Mondo» –, un turista ha assistito alla scena, è rimasto scioccato. Sono venuti giù d’un botto, è successo tutto in un attimo. Terribile». C’è chi si chiede se le misure di sicurezza siano state rispettate. «C’è la cinghia per ancorarsi al cestello – dice un collega –, ma serve più che altro per non cadere di sotto quando siamo in altezza e magari ci si sporge giù. Non serve a attutire un’eventuale caduta. Anzi, forse con la cinghia è peggio».

UN SIGNORE di Santa Maria del Giudice realizza solo in quel momento che Eugenio, era compagno di classe di sua sorella. «Non è possibile. Aveva anche un figlio molto giovane, appena 18 anni. Una tragedia assurda. Sua sorella la incontrai con il marito proprio qui in piazza San Michele, per la Notte Bianca. E ora è qui poverina che piange disperata sugli scalini». Anche il suocero è stato quasi testimone diretto del terribile incidente. Era in centro e forse proprio perchè sapeva che il genero stava montando i lumini della Santa Croce era passato da via Vittorio Veneto a salutarlo. Tutto era appena successo, l’inizio di un incubo che ha vissuto a occhi aperti.