Bufale on line, studio Imt ne prevede la diffusione

L'indagine del CssLab di Imt è stata pubblicata e ripresa da Washington Post, Daily Mail e Der Spiegel

Walter Quattrocchi

Walter Quattrocchi

Lucca, 7 gennaio 2016 - Bufale e disinformazione su Internet? Inutile confutarle. Meglio cercare di prevedere quale area di utenza una data notizia falsa colpirà e capire il perché. A sostenerlo è il team del CSSLab (Laboratorio di scienza sociale computazionale) della Scuola Imt Alti Studi di Lucca, a capo della quale si trova Walter Quattrochiocchi, coadiuvato da Guido Caldarelli, Fabiana Zollo e Michela Del Vicario. Lo studio del team del CSSLab di Imt si è immediatamente imposto a livello internazionale. Secondo la ricerca guidata da Quattrociocchi, recentemente pubblicata online dal Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS) e ripresa dal Washington Post, dal britannico Daily Mail e dal tedesco Der Spiegel e da altre testate online internazionali, coloro che credono a teorie complottiste e bufale tendono a seguire sempre gli stessi modelli di comportamento online, indipendentemente dal loro argomento. Insomma, chi crede ai complotti, continuerà nella ricerca esclusiva di ciò che conferma l'idea di cui già è convinto.

Inutile, quindi, tentare la strada del così detto debunking, ovvero il tentativo di smontare cospirazioni 2.0 e notizie false. Pare più utile, invece, cercare di prevedere quali aree di utenza bufale e macchinazioni andranno a colpire e influenzare, per intervenire o, ancor meglio, prevenire in maniera mirata. Prevedere tali situazioni non è facile, ma il team del CSSLab di Imt, attraverso una massiccia analisi quantitativa dei dati che i ricercatori raccolgono sui social (e su Facebook in particolare), può arrivare a creare un modello matematico sulla diffusione delle informazioni molto accurato, tenendo conto solamente del grado di omofilia e della struttura della rete. Non è un caso che lo studio del team guidato da Quattrociocchi abbia ottenuto tanto successo. La disinformazione che si diffonde online, infatti, è considerata un problema di primaria importanza per la società contemporanea.

Motivo per cui anche il World Economic Forum ha espresso molto interesse a riguardo del lavoro svolto dai ricercatori della Scuola. Non è la prima volta che una ricerca del CSSLab di IMT si impone al livello internazionale, uscendo per di più dall’ambito eminentemente accademico. In ottobre, lo studio dal titolo “Debunking in a world of tribes” (“Fare debunking in un mondo fatto di tribù”), spiegazione scientifica sul perché il debunking serve a poco, aveva portato il Washington Post a sospendere la rubrica settimanale “What was fake this week” (“Cosa era falso questa settimana”), curata dalla giornalista americana Caitlin Dewey. La stessa Dewey aveva dedicato un articolo allo studio pubblicato dal team di IMT.