Monsignor Benvenuti, Villa Vittoria: i legali chiedono il dissequestro

Truffa milionaria, monsignor Patrizio Benvenuti si proclama innocente

Monsignor Patrizio Benvenuti, arrestato dalla guardia di finanza

Monsignor Patrizio Benvenuti, arrestato dalla guardia di finanza

Piombino, 12 febbraio 2016- Afferma di essere innocente ed i suoi legali hanno presentato istatanza di revoca degli arresti domiciliari monsignor Patrizio Benvenuti, alto prelato 64enne di origini argentine, accusato di una truffa da 30 milioni di euro ai danni di 300 persone, prevalentemente residenti all’estero e di età avanzata. L’istanza è stata presentata dai legali del religioso a Bolzano, da dove cioè è partita l’inchiesta a carico del sacerdote. Il legali di Benvenuti chiedono anche il dissequestro dei beni del loro assistito. Tra i quali Villa Vittoria alla cittadella di Piombino. Un pezzo di storia per la città: restaurata da Elisa Baciocchi nei primi dell’Ottocento, la villa a picco sul mare sembra che abbia ospitato anche Leonardo Da Vinci giunto in città nel 1502 per progettare le mura e le opere difensive. Una villa poi passata alla Magona d’Italia e per tanti anni utilizzata come dimora dei direttori dello stabilimento.

L’inchiesta è partita nel settembre 2014 dalla segnalazione di una suora altoatesina, per 20 anni perpetua del prelato. Intanto monsignor Benvenuti respinge le accuse. «Questa ordinanza del giudice Schonsberg – ha commentato il prelato una nota di tredici pagine diffusa da un ‘Comitato di sostegno internazionale a don Patrizio Benvenuti’ – è una colluvie di menzogne che, guarda caso, ricadono puntualmente su di me e su Pandolfo (uno degli indagati, ndr); molte verità, ma talmente mischiate a bugie e falsità da far perdere la globale visione della realtà dei fatti». Benvenuti afferma di non aver mai indotto alcuno a versare capitali e di non aver mai promesso profitti. Lui stesso sarebbe stato raggirato e tradito. Dice di aver assecondato il finanziere francese Ventisette, «perchè avevo totale stima e fiducia di lui». Il prelato ammette poi che suor Donata abbia sottoscritto due atti, ma esclusivamente su intervento di Ventisette. Il sacerdote smentisce, infine, di aver mai ricevuto denaro in contanti dalla religiosa.