Mazzei, business-man da Livorno nel mondo

Convegno dedicato al pioniere dell'export "made in Tuscany" mercoledì in Fortezza Medicea / Una vita straordinaria

Gli assessori Perullo e Fasulo, la dottoressa Sichetti e Massimo Balzi

Gli assessori Perullo e Fasulo, la dottoressa Sichetti e Massimo Balzi

Livorno, 31 agosto 2015 - Un vero business-man, pioniere dell’export «made in Tuscany» nel mondo, sul finire del XVIII secolo. Fu medico e commerciante, dedito agli studi e alle pubbliche relazioni, viaggiatore instancabile, partì per l’America salpando proprio da Livorno. E’ Filippo Mazzei, originario di Poggio a Caiano, che il 2 settembre 1773 con un veliero inglese, il Triumph, ingaggiato a spese dall’amico Granduca Leopoldo di Lorena, partì alla volta della Virginia dove era atteso dagli amici americani conosciuti a Londra, con cui aveva condiviso l’aspirazione politica di creare là una nuova nazione basata sulla democrazia e sulla uguaglianza tra gli uomini. 

«Una figura straordinaria – ha sottolineato il presidente del Circolo Mazzei, Massimo Balzi – al quale sogno che la città possa dedicare almeno una strada. Suo il ruolo cruciale nel commericio di fine ’700, con alle spalle conoscenze altolocate e studi di livello. Un uomo geniale». Sulla nave Mazzei caricò merci e beni che, tra esperienze londinesi e carteggi intessuti negli anni con gli americani (tra cui in particolare Thomas Jefferson), aveva intuito che non esistessero in quelle colonie e di cui auspicava di poter fare oggetto di business futuri. Salpando da Livorno, portò in America 33 piante di vite, piante di olivo, di noce, ovuli di baco da seta, strumenti agricoli, due capre, ma anche carta da musica, scarpe italiane e un sarto piemontese, compresi libri come il «Dei delitti e delle pene», edito proprio a Livorno nel 1764. Testo che Mazzei donò poi a Jefferson. «Questo personaggio unisce tradizioni e legami con la propria e le altre terre – sottolinea Simone Ferri Graziani (Coldiretti) – portatore sano del germe del moderno “chilometro zero”, inteso non solo come spazio ma anche come scambi commerciali».

«Un esportatore di pensiero libero e controcorrente, esempio per Livorno – ha detto l’assessore alla cultura, Serafino Fasulo – che spesso non valorizza le figure che l’hanno resa grande. Ecco un’occasione». «Il ’700 fu per Livorno anche un’importante momento di fervore filosofico – ha concluso Nicola Perullo, assessore al turismo – L’altro aspetto affascinante riguarda il vino e l’idea vincente che la promozione della cultura locale si debba basare sulla globalità e lo scambio». Di questo e altro si parlerà mercoledì alle 18.30 nella zona lounge bar Menicagli nella Fortezza Medicea, cuore di quel Porto Vecchio da dove Filippo Mazzei salpò come primo testimonial del made in Italy, anzi del made in Tuscany, nei «futuri» Stati Uniti. Irene Carlotta Cicora