L'ospedale come un set dell'orrore: "Adesso tutti hanno paura di noi"

Piombino, l'angoscia delle colleghe dell'infermiera arrestata DALL'INVIATO STEFANO CECCHI

L'infermiera Fausta Bonino

L'infermiera Fausta Bonino

Piombino (Livorno), 5 aprile 2016 - Il turismo dell’orrore è già arrivato. Qualche ragazzetto incosciente si è fatto un selfie davanti alla casa del presunto Mostro, altri hanno preferito scattarselo con alle spalle l’ospedale di Villamarina: «Lo vedi? E’ quello dove l’infermiera ammazzava i vecchietti». E giù sorrisetti ammiccanti. Capita spesso che in Italia il senso del macabro non basti a frenare il gusto morboso del poter dire “io c’ero”.

Forse non poteva non accadere anche a Piombino, davanti a questa storia nera come un pozzo senza fondo, orribile come lo è la brutalità senza senso. Già, la storia nera e senza senso di Piombino e del suo piccolo ospedale di Villamarina da dove ci si cura guardando l’Elba e la Palmaiola, diventato involontariamente il set di un film dell’orrore. Imbecilli da selfie macabro o no, non è facile lavorare in un nosocomio dove, secondo i magistrati, un’infermiera di 55 anni senza un plausibile motivo si è divertita ad uccidere almeno 13 persone ricoverate per malanni più che curabili.

«Adesso molti ricoverati ci guardano con sospetto, come se fossimo tutte delle potenziali assassine», racconta con imbarazzo un’infermiera, rendendo in maniera plastica il clima che da qualche giorno si respira nei padiglioni. Un clima plumbeo da caccia alle streghe. Da inquisizione medievale, voglia di rogo: «Pensi, su Facebook qualcuno mi ha invitata persino a farmi un’iniezione di eparina», denuncia Cesarina Barghini, l’avvocato che si sta spendendo per dimostrare l’estraneità di Fausta Bonino ai fatti orribili che le vengono addebitati, entrata per questo nel mirino di chi pensa di poter sanare l’orrore con altro orrore.

Per tutto ciò lei stessa ieri per la sua assistita al gip non ha chiesto la scarcerazione tout court ma gli arresti domiciliari: «Con questo clima, se il giudice dovesse accogliere la richieste è meglio per tutti che resti in casa e non vada in giro, fino a che le cose non si sono chiarite». Già, l’esigenza di chiarire al più presto le cose. Sembra lo vogliano tutti qui, non solo l’avvocato Cesarina.

Lo vuole il governo, che ha già inviato sul posto i suoi ispettori. Lo vuole la Regione, che ha anch’essa inviato dei suoi funzionari per capire se dentro l’Ospedale tutto ha funzionato a dovere o se 13 omicidi nelle stanze di un nosocomio pubblico sono troppe per poter dire: noi ci sentiamo assolti. Ma la chiarezza per prima la vuole con forza la gente di Piombino, che vorrebbe varcare di nuovo la soglia del suo Ospedale con la sensazione di entrare in una casa di vetro e non nel laboratorio oscuro del sospetto, ma vede anche come in questa inchiesta i punti oscuri restino molti.

Intanto le morti. Quelle accertate per una somministrazione letale di eparina sono solo 4: ci sono le prove per dire che anche altre 9 persone morte per dissanguamento anomalo sono state uccise da un assassino sciagurato? E poi il farmaco killer: dove se lo è procurato l’omicida visto che dalla farmacia dell’ospedale non risultano mancanze?. E ancora, la prova diretta: nessuna immagine accusa Fausta Bonino, «e se anche avessimo messo le telecamere, come avremmo potuto incriminare un’infermiera per un’iniezione?», ammettono gli stessi inquirenti.

Così, a inchiodare Fausta per adesso è solo il fatto di essere sempre stata di turno quando si verificavano le morti anomale per dissanguamento e che queste, dopo il suo trasferimento in un altro reparto, non sono più avvenute. Bastano per fare di questa infermiera che tutti dicono professionista ineccepibile, un’assassina senz’anima? Bastano per indicare in questa donna che nelle foto recuperate dai giornali accenna un ballo con la timidezza borghese degli anni ’80, i lineamenti che un po’ rimandano a Laura Morante, un Mostro capace di una brutalità senza senso e senza luce d’umanità?