GIULIO SALVADORI
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I cardiologi Marabotti e Venturini in missione anti-infarto in India

Hanno partecipato ad una spedizione scientifica con il Cnr di Pisa

Il gruppo di medici e ricercatori impegnato a Kolkata

Il gruppo di medici e ricercatori impegnato a Kolkata

Cecina (Livorno), 27 gennaio 2016 - Una collaborazione scientifica di respiro internazionale e volta a prevenire le recidive di infarti cardiaci e a comprendere i rapporti che legano a doppio filo l’ambiente urbano delle metropoli indiane con il moltiplicarsi di malattie cardiovascolari. Nei giorni scorsi un gruppo di lavoro composto da due cardiologi dell’ospedale di Cecina, il dottor Claudio Marabotti e il dottor Elio Venturini, e da due ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, Alessandro Pingitore e Mirko Passera, è stato ospite in terra indiana per una settimana.

Sette giorni trascorsi nella città di Kolkata (la vecchia Calcutta) lavorando gomito a gomito con il dottor Khawer Siddiqui, cardiologo del Ruby General Hospital. “La missione – ci ha raccontato il dottor Marabotti – prevedeva un aspetto formativo, ovvero la partecipazione come relatori al congresso della World Heart Federation “Cardiology Update 2016”, e uno di ricerca scientifica. Al congresso io sono stato invitato a parlare dei rapporti tra ambiente e malattie cardiovascolari, mentre il dottor Venturini è stato invitato a parlare di come prevenire le recidive degli infarti cardiaci. Entrambi i temi sono molto rilevanti sia per noi occidentali sia per le popolazioni in via di sviluppo come l’India. Basta pensare che una megalopoli come Kolkata, che conta oltre 12 milioni di abitanti, ha livelli di inquinamento atmosferico elevatissimi legati al traffico asfissiante e alla capillare presenza di attività produttive inquinanti. Dunque contaminazione ambientale da polveri sottili o da metalli pesanti, correlata al rischio di malattie cardiovascolari, a cui va aggiunto l’elevato livello di malnutrizione, soprattutto tra i bambini. Tutti fattori che spiegano perché il popolo indiano abbia una alta incidenza di malattie cardiovascolari di tipo ischemico e un’età molto bassa di insorgenza, spesso inferiore ai 40 anni”.

Si è trattato, dunque di prezioso interscambio culturale di conoscenze e pratiche, e che è stato il primo di una lunga serie già in programma per il prossimo futuro. “L’obiettivo – ha proseguito Marabotti – è di progettare un’educazione alimentare appropriata rivolta alle donne in gravidanza oltre all’erogazione di supplementi nutrizionali appositamente studiati per colmare le carenze che possono “programmare” i bambini verso tali malattie. La ricerca che abbiamo svolto riguardava proprio i meccanismi che rendono così suscettibili le popolazioni in via di sviluppo verso le malattie cardiovascolari. E’ stato studiato un campione di 30 bambini al fine di ricercare dei segni precoci di fragilità e l’ipotesi di fondo è che lo sviluppo fetale che avviene in un ambiente tanto deprivato possa predisporre il soggetto a sviluppare tali malattie. Quando poi questi bimbi vengono nutriti in modo appena sufficiente sviluppano con grande facilità diabete, ipertensione arteriosa e, conseguentemente, malattie cardiovascolari. Abbiamo raccolto anche campioni di sangue per la ricerca di alcuni indicatori estremamente precoci verso le patologie cardiache che saranno poi analizzati nei laboratori di Pisa”. “Il momento più emozionante – concluso Marabotti – è stato quando sono stati donati ai bambini libri illustrati, quaderni e piccoli giocattoli: l’espressione di stupore e di gioia che è comparsa sui loro volti, così uguale a quella dei nostri bambini più fortunati, è stata davvero toccante”.