Truffe agli anziani, otto arrestati. Il falso avvocato finisce in carcere

I carabinieri hanno incastrato la banda che colpì anche alla Spezia

Le indagini sono condotte dai carabinieri

Le indagini sono condotte dai carabinieri

La Spezia, 1 ottobre 2016 - Hanno truffato gli anziani di mezza Italia, ma da ieri sono in carcere. Si tratta dei componenti di una banda di ‘professionisti’ con base a Napoli, ma attiva in tutta Italia con i trasfertisti. La banda, stando alle accuse, avrebbe operato a Bologna e provincia, Ferrara, Modena, Mantova, Piacenza, Parma, Padova, Milano, Firenze, Forlì, Ravenna, Roma, Napoli, Chieti, Foggia, Avezzano, Cosenza, Castrovillari e Catanzaro. Ed ha colpito anche alla Spezia, utilizzando il ‘vecchio’ e odioso trucchetto del falso incidente stradale occorso ad un parente della vittima designata. Qui alla Spezia era stata ribattezzata la banda «del falso avvocato». E sono più d’uno i casi denunciati in provincia. Una delle ultime in ordine di tempo – al momento non attribuito alla banda in questione – fu sventato da un direttore di banca, insospettito dall’insolito prelievo che un’anziana correntista stava per fare, scoprendo così che la donna avrebbe dovuto pagare un avvocato per evitare l’arresto del figlio. Il copione della truffa consentiva alcune variazioni sul tema, ma aveva un canovaccio ben definito.

IL LAVORO preparatorio, sempre stando alle indagini, cominciava a Napoli dove venivano individuate le potenziali vittime grazie all’uso degli elenchi telefonici e dei siti internet. Dopodiché la banda entrava in scena. Un falso avvocato riferiva telefonicamente che un figlio o un nipote dell’anziano era rimasto coinvolto in un incidente stradale, con l’auto priva di copertura assicurativa e che pertanto il congiunto stava rischiando guai grossi. E il falso avvocato aveva già una soluzione: tutto avrebbe potuto risolversi con il vecchio metodo del «tu mi paghi, io chiudo un occhio». Quando il ‘colpo’ riusciva, la vittima consegnava le somme richieste, nell’ordine dei mille euro. La chiave del successo risiedeva nella fiducia che riuscivano a carpire. A volte gli anziani venivano blanditi; altre volte intimiditi: «Non vuole pagare, vuole che suo figlio resti in caserma?». Nell’ordinanza di custodia cautelare sono elencati anche quei ‘casi’ spezzini che gli investigatori attribuiscono ai componenti della banca. In particolare, la banda avrebbe avuto ‘contatti’ con un settantaduenne di Beverino e due anziane spezzine. Le celle telefoniche dimostrerebbero la presenza alla Spezia di alcuni dei componenti della banda proprio nei giorni dei tentativi di truffa.

LE INDAGINI hanno avuto un’accelerazione dopo l’arresto di due ‘collaboratori’, sorpresi in flagranza a Bologna ad aprile. Sono proseguite, anche con intercettazioni, e hanno individuato una batteria riconducibile al clan ‘Marsicano-Esposito’ di Casoria, un’organizzazione che sarebbe collegata al clan ‘Contini’ di Napoli, a cui veniva versata una tangente. In carcere sono finiti Michele Esposito, 28 anni; Salvatore Esposito detto ‘Totorè (39 anni), Salvatore Esposito detto ‘Totoriellò, (32 anni); Giovanni Scudiero (41 anni). Arresti domiciliari per Davide Coppola (28 anni); Mario Licoli (31 anni), Gennaro Esposito (19 anni) e Michele Marsicano (29 anni).