"Sono tuo coetaneo, fai questo per me". Così l’orco 40enne adesca in rete la ragazzina

L'uomo, vecchia conoscenza degli ambienti delle discoteche della Versilia, è stato a giudizio per violenza grazie al coraggio della madre della tredicenne

Una ragazzina

Una ragazzina

La Spezia, 17 gennaio 2018 - PER ADESCARLA l’aveva agganciata su Facebook, fingendosi un ragazzino di 16 anni. Di menzogna in menzogna era riuscito ad ottenere un incontro. E, a quel punto, aveva tentato di fare sesso con lei. Era però incappato nella sua reazione e nella successiva denuncia. Lui ha 41 anni, lei 13. Ieri il primo è stato rinviato a giudizio. La storia è di quelle capaci di mettere in allarme in genitori alle vista dei figli alle prese con le chat. Attraverso una di questa la bambina si era convinta di aver instaurato un contatto con un sedicenne, desiderosa di approfondire la conoscenza.

Dall’altra parte c’era invece C.M., 41 anni, vecchia conoscenza degli ambienti delle discoteche della Versilia, residente in Val di Magra, con precedenti penali alle spalle. Durante le interlocuzioni, le disse che l’avrebbe fatta incontrare con un amico di suo cugino al quale lei, come gesto d’amore verso di lui, finto sedicenne dichiaratosi innamorato, avrebbe dovuto manifestare attenzioni e manipolazioni sulla sfera sessuale. La bimba spaurita accettò di presentarsi all’appuntamento, ma con la volontà, ha poi riferito, di chiudere quella torbida storia.

COSA ACCADDE? Il terribile film si snoda così. All’appuntamento si presenta C.M. (che si spaccia per l’amico del cugino del falso 16enne di cui alla chat): pelato, grasso e brutto. Per la piccola è gia un trauma. L’uomo la fa salire in macchina. Lei  impaurita non si tira indietro ma invia sms ad una sua amichetta scrivendo «Sto andando con lui in macchina. Ho paura...». Appartatosi in un luogo al riparo da sguardi indiscreti il pedofilo comincia a toccare la bimba sulle cosce e sulle parti intime. Le chiede di baciarlo e di andare oltre... La bimba si rifiuta. Urla  costringendo il pedofilo a riportarla al luogo dove l’aveva prelevata. Alla sera dello stesso giorno C.M. (sempre spacciandosi per il 16 enne) scrive un messaggio alla bimba: «Mah sei sparita... mi dai solo da pensare male. Pensavo che a me ci tenessi davvero. Allora è arrivato prima e mi ha detto che vi siete baciati ma poi ti sei bloccata».

DOPO tutto ciò C.M. avrebbe continuato per settimane a cercare la bimba, mirando a fissare un altro appuntamento in macchina per riprovarci di nuovo. E’ a quel punto che la madre ha sentito puzza di bruciato. Parla con la figlia, le prende il cellulare e scopre tutto. Ed elabora il piano-trappola. Per incastrare il pedofilo, finge di essere sua figlia; messaggia con lo stesso, fissa un appuntamento e poi fa intervenire la Polizia. Ma l’uomo viene solo denunciato. Accadde il 7 dicembre del 2015. Ieri la dottoressa Marta Perazzo – accogliendo le richieste del pm Claudia Merlino e dell’avvocato di parte civile Andrea Buondonno – ha rinviato a giudizio l’imputato, fissando l’udienza davanti al collegio del Tribunale della Spezia in una giornata non casuale: l’8 marzo, festa della donna. L’imputato, assistito dall’avvocato Chiara Moretti, ieri ha ritirato l’istanza di patteggiamento, condizionata al risarcimento del danno per 30mila euro. Questo non si è materializzato ed è scattato il rinvio a giudizio.

Corrado Ricci