Truffa alle assicurazioni: Valassina patteggia 2 anni e 4 mesi

Indagine Pandora: l'accusa è associazione per delinquere

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Grosseto, 28 marzo 2015 - Dentro il vaso di Pandora c’è la prima sentenza della vastissima operazioni della procura di Grosseto e della squadra di polizia giudiziaria della polizia stradale sulle truffe alle compagnie di assicurazioni. Quattro anni di indagini a tappeto per più di 200 indagati tra i quali titolari di agenzie, carrozzieri, medici, infermieri, avvocati, alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine e semplici cittadini: tutti insieme per spillare più soldi alle assicurazioni, anche con finti incidenti. Giovedì davanti al giudice per le indagini preliminari Valeria Montesarchio ha patteggiato la pena di due anni e quattro mesi di reclusione l’avvocato Gabriele Valassina.

Il filone che ha portato l’avvocato Valassina a concordare la pena per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al falso è quello dell’agenzia Studio Verde, che ha coinvolto anche un altro legale e i due responsabili, marito e moglie, dell’agenzia di pratiche automobilistiche Studio Verde. Ma i numeri dell’operazione Pandora sono ben più elevati e coinvolgono altre agenzie. Tre al momento le posizioni che sono state chiuse con richiesta di archiviazione da parte della stessa procura. Sessantrè invece gli avvisi di chiusura indagini inviati a maggio scorso, che porteranno ad altrettante richieste di rinvio a giudizio.

Più di 150, invece, le posizioni che devono ancora essere sistemate e che porteranno ad altrettanti avvisi di chiusura indagini. Due i pm: Stefano Pizza il «padre» della maxinchiesta, colui che l’ha coordinato da solo fino allo scorso anno quando si è aggiunto il collega Marco Nassi. Gli episodi che riguardano l’agenzia Studio Verde, per i quali ha patteggiato Valassina, riguardano un periodo di tempo che va dal 2008 al 2010. Il castello accusatorio della procura si basa su un sodalizio tra i vari indagati per la costruzione di una rete di contatti finalizzata a individuare i segnalatori (medici, infermieri e forze dell’ordine che avrebbero agito in cambio di denaro) e avrebbe reperito persone, anche di origine straniera, disponibili a comparire come infortunati in incidenti falsi. c.r.