REDAZIONE GROSSETO

Concordia, il giorno più lungo di Schettino: la tensione, le lacrime davanti alla corte, poi fugge in auto

Si chiude il processo, si attende solo la sentenza. Così l'ex comandante ha trascorso la mattinata

Francesco Schettino nell'ultimo giorno del dibattimento

Francesco Marinari

Twitter: @framar1977

Grosseto, 11 febbraio 2015 - Arriva come sempre nell'auto guidata dal suo avvocato. Intorno alla macchina che fa manovra decine di telecamere e giornalisti. Un copione ripetuto decine di volte. Ma oggi, nel dibattimento che deciderà la sua condanna o la sua assoluzione, Francesco Schettino arriva ancora più scuro in volto. Scuro come l'abito che indossa. Il comandante ripete gli stessi gesti delle altre udienze. I due computer aperti sul tavolo, alla sinistra della corte. Le dita che scorrono sul mouse. Passano, davanti al video, i documenti che supportano l'arringa dell'avvocato difensore di Schettino.

"L'ex comandante non ha più una sua vita. Di fatto è già recluso da tre anni", questo il senso del discorso dell'avvocato di Schettino durante l'arringa finale. Ci sono momenti in cui l'ex comandante vorrebbe intervenire nell'arringa. In cui vorrebbe dire la sua. "Si astenga", gli fa con un cenno della mano l'avvocato Donato Laino, cercando di contenere il suo cliente. E' l'ultima udienza di un ultimo ed estenuante dibattimento, durato settimane e settimane. E ora tocca a Schettino dire la sua. Tocca a lui l'ultima parola prima della camera di consiglio. Sono dei fogli scritti a mano. "Si tratta di tre minuti di discorso", dice l'avvocato Pepe, l'altro difensore di Schettino. 

Prima dell'intervento dell'imputato, la corte si prende una pausa. Finalmente è il suo turno: Schettino prende in mano quelle carte e comincia a leggere. I giornalisti si stringono intorno al video in sala stampa. Schettino legge quello che ha scritto. Poi quel finale, le lacrime e quel "non si dovevano permettere" riferito all'accusa. "Io ho pianto insieme ai naufraghi, ma lo ho fatto in privato, non ho voluto mettere in pubblico i miei sentimenti". E' il momento per lui più duro. Sa già che qualche ora dopo ci sarà una sentenza che segnerà comunque la sua vita, in un modo o nell'altro. Pochi minuti dopo il dibattimento si chiude definitivamente. Schettino risale sull'auto guidata dal suo avvocato. "La mia testa è stata offerta", aveva detto lo stesso Schettino aprendo il suo intervento. 

"C'è stato un assalto in questi mesi feroce della stampa - dice il legale - Ogni mattina quell'assalto di telecamere. Hanno anche graffiato la mia macchina, non ci hanno lasciato tregua". L'auto esce dal retro del teatro. I vigili urbani regolano il traffico. Schettino si allontana. Direzione a nord di Grosseto. L'auto imbocca la superstrada. Stasera una sentenza che in tanti, innocentisti e colpevolisti, attendono. Per chiudere solo un primo capitolo del naufragio della Concordia, della morte di trentadue persone in vacanza.