La stazione dei rom

Il commento del direttore de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 26 luglio 2014 - «QUESTA è la stazione dei Rom...». E’ la fama che ci siamo fatti, che si è fatta Firenze, fra i viaggiatori che sbarcano a Santa Maria Novella. Mi è capitato di tornare da Roma su un Eurostar, e mentre stavo scendendo dal treno, ho notato che una inserviente stava assicurando il carrello con le bibite sul pianerottolo in prossimità dell’uscita, con particolare cura. Ho domandato se avesse bisogno di spazio, mi ha risposto sorridendo: «Devo metterlo al riparo, perché questa è la-stazione-dei-Rom, ormai lo sanno tutti: salgono sul treno e qui ogni cosa è a rischio furto». Ho pensato che non fosse una bella pubblicità per Firenze. Ma tant’è. Questo è il risultato, magari un po’ esasperato, degli episodi e dei racconti che ne sono stati fatti, che hanno coinvolto fino a qualche settimana fa i viaggiatori che scendevano a Santa Maria Novella, prede ignare di facchini abusivi. 

All’inserviente ho replicato, con durezza, che da qualche giorno non c’era più alcun pericolo, perché l’accesso al binario era vigilato e potevano entrare solo i possessori del biglietto. Non so se sono stato convincente. Mi sono chiesto quanti viaggiatori si siano fatti la stessa idea e considerino Firenze «la stazione dei Rom», una destinazione a rischio per i loro bagagli e - il passo è breve - anche per i loro portafogli. E’ difficile che la pubblicità negativa non abbia avuto qualche effetto, a prescindere. Ecco perché La Nazione continua a spendere parole e inchieste in difesa del decoro, a monitorare il degrado, a invocare più controlli: perché sappiamo bene il danno che può essere procurato alla città, se il nostro biglietto da visita è così sgualcito e malridotto.

Marcello Mancini

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