MICHELE BRANCALE
Cronaca

Lettera di Pasqua alle famiglie, il cardinal Betori cita il Papa

Il messaggio per i fedeli riprende alcuni passi dell'omelia del Santo Padre allo stadio Franchi

Il cardinale Giuseppe Betori, presidente dei vescovi toscani (Germogli)

Il cardinale Giuseppe Betori, presidente dei vescovi toscani (Germogli)

Firenze, 24 febbraio 2016 - Tornare sulle parole di Papa Francesco a distanza da alcuni mesi dalla sua visita fa ritrovare tanti punti di orientamento, espressi attraverso un linguaggio parabolico, innervato sull'insegnamento di Gesù, che sostiene la memoria. Il cardinale Giuseppe Betori ne ha fatto il contento della sua lettera pasquale alle famiglie per quest'anno, proponendo passaggi del discorso del Papa al convegno e dell'omelia allo stadio.

“Ho pensato opportuno quest'anno mettere da parte le mie parole e attingere invece alla ricchezza di insegnamenti che Papa Francesco ci ha consegnato nella sua visita – scrive Betori nella breve introduzione – Un insegnamento, il suo, fatto di gesti e di parole. Alcune di queste parole ho voluto riassumere qui sotto, per riproporle alla vostra riflessione. Esse offrono indicazioni importanti per un progetto di vita cristiana oggi”, sono una “guida sicura per rendere migliori le nostre famiglie e le nostre comunità cristiane”.

Aiutano a decifrare la città in cui viviamo. Lo Spedale degli Innocenti, ad esempio, fu pensato per il servizio a madri disperate e bambini abbandonate. “Spesso queste mamme lasciavano, insieme ai neonati, delle medaglie spezzate a metà, con le quali speravano, presentando l'altra metà, di poter riconoscere i propri figli in tempi migliori. Ecco – disse Papa Francesco a novembre, all'Assemblea Ecclesiale di Firenze – dobbiamo immaginare che i nostri poveri abbiano una medaglia spezzata. Noi abbiamo l'altra metà”.

Anche le immagini aiutano a riflettere e a cogliere lo spirito e il messaggio delle giornate di Firenze. Riccardo Galli e Domenico Mugnaini hanno curato per Mandragora il volume fotografico 'Firenze sulle orme di Francesco', suddividendo la ricca “iconografia” del convegno e della visita in undici capitoli e quindici frasi. Tra queste: “La nazione non è un museo, ma è un'opera collettiva in permanente costruzione in cui sono da mettere in comune proprio le cose che differenziano, incluse le appartenenze politiche e religiose”.

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