Anche toccare un quadro è una colpa. I big dell’arte nel mirino dei giudici

Firenze, indagati la sovrintendente Acidini e il predecessore Paolucci / "ABUSO D'UFFICIO IN SOVRINTENDENZA"

La sovrintendente del Polo museale fiorentino Acidini e Paolucci, capo dei Musei Vaticani

La sovrintendente del Polo museale fiorentino Acidini e Paolucci, capo dei Musei Vaticani

Firenze, 23 settembre 2014 - HANNO lavorato gomito a gomito per anni. L’imperatore e la regina dei musei. Antonio Paolucci: classe 1939, romagnolo di Rimini, laureato a Firenze nel 1964 con Roberto Longhi, l’uomo che ha ricoperto tutti gli incarichi più prestigiosi che uno storico dell’arte potesse desiderare (compreso quello di ministro dei Beni culturali con il governo Dini), da 7 anni direttore dei Musei Vaticani. E Cristina Acidini, storica dell’arte e scrittrice, 38 anni di carriera all’interno del ministero, già direttrice dell’Opificio delle pietre dure, dal 2006 sovrintendente del Polo museale fiorentino, “corazzata” che riunisce 20 fra gallerie e giardini storici statali della città. UNA CITTÀ sotto choc. Entrambi sono finiti sotto inchiesta (con altre due persone), per abuso d’ufficio; mercoledì scorso sono partite le perquisizioni, e ieri è arrivata la notizia delle dimissioni di Cristina Acidini. «In realtà ho deciso di presentarle al ministero il 5 settembre e sono in attesa dell’accettazione», tuona la sovrintendente confermando la notizia, arrivata in contemporanea con quella delle inchieste aperte a suo carico, una della Corte dei Conti e una della Procura di Firenze. «Non esistono legami — assicura la sovrintendente — : le dimissioni dipendono dagli esiti della riforma riforma annunciata dal ministro Franceschini relativa al riordino dell’organizzazione dirigenziale dei grandi musei italiani. Incarichi che verranno affidati a manager, con conseguente ridimensionamento della figura del sovrintendente». In effetti, già in agosto aveva mosso critica all’ipotesi di riforma. «Credo che una figura come la mia non si possa più identificare in un ruolo adeguato, per questo mi sembra giusto lasciare spazio all’attuazione della trasformazione — aggiunge amara — . Non che fosse una scelta obbligata, avrei potuto restare e valutare una ricollocazione diversa. Ho deciso così. Sul fronte delle inchieste, posso solo dire di aver sempre e solo agito per il bene pubblico». PARLA con un fil di voce il direttore dei Musei Vaticani, raggiunto nella sua casa fiorentina: «La notizia mi è arrivata come una tegola sulla testa — confida il professor Antonio Paolucci — . ​Sono stato chiamato e informato di essere indagato con l’accusa d’abuso d’ufficio a causa di una convenzione che risale al 2006, stipulata tra la sovrintendenza e la compagnia assicurativa Axa-art». «Manco da otto anni dalla sovrintendenza fiorentina — riprende — . Ricordo che nell’ultimissimo periodo, pochi giorni prima di andare in pensione, mi fecero firmare l’accordo. Ora mi accusano di non aver fatto la gara: si trattava di un esperimento, non sapevo come sarebbero andati i viaggi all’estero delle opere. E oggi succede questo (sospira, ndr.). In Italia il problema è quello di farle, le cose». Poi si rasserena, ma la voce rimane quella, non certo il ruggito del Re che tutti, nell’ambiente, conoscono: «Sono sicuro che non sia nulla di serio. Tutto finirà in una bolla di sapone».

Letizia Cini

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