Voto e preferenze, benvenuta incoerenza

Risponde l'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 3 maggio 2015 - Caro Mancini, sono cresciuto nell’era del sistema «proporzionale», ovvero quando i cittadini sceglievano i loro rappresentanti in Parlamento. Credevo che quella fosse la vera democrazia. Poi che cosa è successo?

Alessandro C., Terni

Confesso che non ho mai capito bene nel nome di quale principio sovrano di libertà, a un certo punto della nostra storia repubblicana, ci siamo convinti che togliere ai cittadini il diritto di scegliere i loro rappresentanti, era più democratico. Ricordo quando i partiti cominciarono a dire che le preferenze erano ostaggio di clientele e corruzione. Quasi accusando indirettamente i cittadini, di votare sulla base di interessi particolari piuttosto che di quelli collettivi. Loro stessi complici del presunto raggiro da parte dei candidati, soprattutto di chi aveva maggiori disponibilità economiche. E pensare che dal 1946, per quasi cinquant’anni, nessuno aveva mai contestato che gli aspiranti onorevoli e senatori, fossero legittimati a promettere un impegno speciale verso il collegio di provenienza e i loro elettori. Poi l’Italia ha scoperto il reato di «voto di scambio» , si è accorta di alcune nefandezze del proporzionale e l’ha ripudiato con un referendum. La preferenza è diventata uguale alla peste.

Il risultato è stato che il mondo politico si è sentito autorizzato ad affidare ai partiti la selezione della classe dirigente; insomma, ad assegnarsi le poltrone senza passare dal giudizio degli elettori. Ignorando perfino la condivisione a larga maggioranza, che pure aveva sempre accompagnato le riforme istituzionali. Ma – i fatti lo hanno dimostrato – il nuovo sistema non garantiva nè onestà nè trasparenza però, evidentemente, faceva più comodo. E così, dal ‘93 in poi, agli elettori è rimasto il compito di ratificare i nomi di una lista gia’ confezionata a Roma, obbligati a sostenere scelte fatte da altri. Sappiamo però che il nostro Paese ha la memoria corta e si predispone, come se niente fosse, a rapidi ripensamenti. Dunque ecco l’Italicum, che sta per essere approvato: al di la’ delle polemiche sul metodo (e magari anche sul merito), contiene la novità che reintroduce parzialmente la preferenza e riconsegna al cittadino un po’ di libertà di scegliere chi gli pare. Anche per me, caro Alessandro, questa è la «Democrazia», a prescindere. Molti hanno cambiato idea? Probabilmente gli stessi che brandivano le sciabole qualche anno fa. La coerenza è di per sé un optional. Figuriamoci in politica. Ma questa volta dico: meno male.

[email protected]

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro