Gente della notte / Il pasticcere: tante ore di lavoro per regalarci un'alba di dolcezza

Pasticcini, brioches, bomboloni, schiacciate: siamo stati nel laboratorio dove lavora Francesco Belli per scoprire la sua vita fatta di lunghe nottate di lavoro

Il pasticcere Francesco Belli

Il pasticcere Francesco Belli

Borgo San Lorenzo (Firenze), 17 novembre 2015 - Notti di sfoglie, bomboloni, pasta frolla, creme, marmellate. Non è un sogno è la (dura) vita del pasticcere. Un mestiere fatto di grandi capacità mnemoniche, creative, manuali, mentali e un pizzico, si fa per dire, di insonnia. Un pasticcere non ha i ritmi vitali delle persone che lavorano di giorno.

Francesco Belli, quarantenne, fa questo da 24 anni, con soddisfazione e grande sacrificio. Vive a Borgo San Lorenzo, vicino alla storica pasticceria "Valecchi", dove lavora dalle 10 alle 15 ore al giorno. A notte, pardon. La truppa di sveglie, almeno una quindicina, iniziano il concerto intorno alle 22: ogni dieci minuti squilla una suoneria differente. Avanti così fino alle 23. Poi inizia la preparazione.

Focalizziamo bene: buio, notte fonda. Francesco esce di casa, a mezzanotte inizia il suo lavoro. Entriamo con lui. Il laboratorio è uno stanzone con un grande tavolo al centro, armadietti, lavandini, alti portavassoi, impastatrici, frigoriferi e macchine per stendere la pasta. Un regno di profumi e sapori che prende vita nel silenzio della notte.

Per prima cosa il nostro cicerone accende luci, radio e forni. Poi, in una stanza accanto al laboratorio, indossa i panni del mestiere: tuta bianca, bandana e grembiule. Si comincia. Gli impasti fatti nel pomeriggio sono lievitati, le farciture pronte, le frolle e le sfoglie anche. Francesco prepara tutto scandendo durante la nottata, e la giornata, le tempistiche giuste per lievitazioni e cotture. Finisce di lavorare intorno alle 15. E non si ferma mai.

Prima le sfoglie, più di cento: "Servono anche per rifornire altre pasticcerie", qui arrivano fino da Marradi a prendere i prodotti. Poi le brioches con cioccolata, crema, marmellata. Via via che impasta e intruglia il laboratorio si riempie di un profumo. Ed è talmente intenso che, un po' per l'ora un po' per l'acquolina in bocca, sembra di essere nel paese delle meraviglie. Non solo dolci: "Prepariamo pizza, pizzette, schiacciata, salati in generale da farcire", di questi se ne occupa anche un aiutante, Andrea, che arriva intorno alle tre. Poi alle 4 fa il suo ingresso in laboratorio la signora Italia. Lavorano con velocità e cura esemplari.

I ritmi salgono, i bomboloni friggono. Paste, salati, budini, schiacciatine, biscotti. Per un goloso è il paradiso. A metabolismo piacendo. Sono le cinque, arrivano i camioncini degli esercizi che ordinano decine e decine di paste fresche ogni giorno. Scrivono direttamente un messaggio a Francesco intorno alle 22 con le quantità desiderate e quando arrivano a ritirare la merce tutto è impacchettato e pronto per essere portato via.

Nelle glasse e nello zucchero sembra di nuotarci, l'odore è quasi palpabile da quanto è inebriante. Francesco non lo sente però confessa mentre spennella la marmellata di albicocche bollente sopra ai budini di riso: "Questo odore io non lo sento più... Ma come vorrei non essermi assuefatto. Mi ricorda quando ho iniziato a lavorare qui, la prima cosa che hanno assaggiato le mie narici, i miei 16 anni. Vorrei proprio riuscire a sentirlo ancora".

Un attimo di nostalgia poi via a preparare i vassoi per il banco. La pasticceria sta per aprire, uno sguardo di insieme: un esercito di dolci non aspetta altro che essere attaccato dalle nostre mascelle è lì, schierato sul bancone in tutta la sua varietà e meraviglia. I biscotti sono impacchettati, il San Lorenzo, fatto con una ricetta originale del 1800 e dolce esclusivo della pasticceria, fa bello sfoggio di sé in vetrina. Albeggia e tutto è pronto per chi inizia la giornata mentre quella di Francesco è solo a metà.

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