A lezione di Rock dai Deep Purple: la grande serata fiorentina

Successo del gruppo storico anche nella tappa nel capoluogo toscano del tour italiano

I Deep Purple in concerto

I Deep Purple in concerto

Firenze, 6 novembre 2015 _ Partiamo dalla fine. Da quella Black Night che fece letteralmente svoltare un gruppo alla ricerca della propria identità verso una strada di successi. Un rock basato sui riff e sull'energia di cinque musicisti che riuscirono a imprimere un marchio indelebile, colore porpora profondo. Dopo oltre 40 anni i Deep Purple sono ancora qui. E l'omaggio al brano che li fece conoscere al pubblico del rock è posto come ultimo fuori programma del tour che li ha portati in Italia, compresa una tappa a Firenze.

Sul palco del Mandela Forum è salita la formazione che da più di dieci anni incarna il nuovo corso del gruppo. Tre gli elementi storici; Ian Paice alla batteria, Ian Gillan alla voce e Roger Glover al basso più Steve Morse alla chitarra e Don Airey alle tastiere. Sono proprio questi ultimi ad aver portato nuova linfa a un suono consolidato rendendosi colleghi perfetti della ritmica di Paice e Glover. Un discorso a parte merita Gillan che ormai supplisce con il mestiere a una voce che non può reggere gli acuti a quasi settant'anni.

 

Basti ascoltare il duetto con la chitarra in Strange Kind of Woman, godibile ma totalmente diverso rispetto a quello immortalato in Made in Japan. Album che ha stregato il cuore di generazioni di ascoltatori, compresi i giovani presenti in buona percentuale tra i 7000 spettatori. Un disco dal vivo rappresentato con sei tracce su sette, a esclusione di Child in Time. Architrave della scaletta che lascia spazio ad alcune eccezioni tra cui Demon's Eye (dallo splendido e sicuramente sottovalutato Fireball) e la recente Vincent Price, dedicata all'attore inglese di noir.

Ma quando arrivano gli assoli (come quello di batteria in The Mule) e i riff più amati, come quelli di Space Truckin' e dell'immancabile Smoke on The Water il pubblico va in delirio e la missione è compiuta. Non sarà Made in Japan, d'accordo. Ma è ancora bello ascoltare questo gruppo dal vivo.

Michele Manzotti

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