Toni, il manager del teatro racconta il dietro le quinte

Ha inventato il Niccolini, primo teatro stabile che abbia avuto Firenze

Roberto Toni

Roberto Toni

Firenze, 25 settembre 2016 - Diciotto repliche, cosa più unica che rara ormai. Il “Sarto per signora” di Feydeau dopo aver spopolato in mezza Italia è arrivato a Milano, esaurito da record. Grazie al protagonista Emilio Solfrizzi e alla regia di Valerio Binasco. Gli stessi attori saranno poi impegnati ne “Il Borghese gentiluomo” di Molière e la regia di Armando Pugliese. Lo spettacolo debutterà a Figline Valdarno in gennaio, per ottanta repliche e si concluderà a Roma.

Una sigla che dice quasi tutto: RT Teatro, cioè Roberto Toni Teatro. Due titoli per raccontare la storia di un fiorentino doc, vero manager teatrale, self-made man che per scelta non gestisce grandi società nello spettacolo. È la grande forza di Toni, che ha lanciato in teatro da Anna Bonaiuto a Chiara Francini, Edwige Fenech e per questo è riconosciuto uno dei migliori talenti che l’Italia abbia prodotto. Intuizioni sui nuovi autori, ricerca di testi e rischiare: mai guardarsi indietro. Questo è Roberto Toni.

Toni, siamo sicuri che le basti lavorare su due commedie?

In effetti con Binasco alla regia stiamo lavorando anche a un progetto per la prossima stagione un testo francese di Zeller. Ma ci metto anche un altro monologo di Margherita Lauro che andrà a Roma in novembre. Mai stato con le mani in mano io.

È un buon momento per il teatro allora?

Mah. Si cerca di resistere agli scempi fatti dal decreto ministeriale di due anni fa, un tentativo mal riuscito di mettere le cose a posto. Al solito, l’invenzione di alcuni algoritmi che dovevano regolare certe cose si è rivelato una cura peggiore del male.

La produzione a cui è più affezionato?

A quella che farò: quello che ho già fatto me lo lascio dietro. Da quando ho iniziato questo lavoro meraviglioso e impegnante, mi appassiona più quel che deve accadere.

Tra i testi prodotti in quale si riconosce?

“Finale di partita” di Beckett con Carlo Cecchi. E “Il compleanno” di Pinter con Paradivino e Battiston. Sono affezionato al tema dell’assurdo in teatro perché si può esprimere benissimo.

Gioie e amori di spettacoli?

Vabbè, sì. Queste ultime cose con Solfrizzi e autori come Feydeau e Frayn, sono un po’ come gli amori. Ciascuno si fa ricordare per aspetti diversi. Gli amori non sono sempre uguali comprese gioie e dolori.

L’attore a cui è più affezionato?

Non mi sembra giusto fare una gerarchia. Però potrei dire che chi ha segnato in maniera determinante il mio approccio al teatro sicuramente è stato Carlo Cecchi. E poi Carmelo Bene, che mi ha accompagnato in questi decenni. I più atipici ed estranei a codici immediatamente riconoscibili. Attori che hanno sempre diviso il pubblico.

Paolo Poli grazie a lei ha potuto avere una sua ribalta al teatro Niccolini di Firenze.

Beh un genio. Un grande signore del palcoscenico un attore di grande intelligenza, un antico artigiano del teatro di quelli che non esistono più. La sua vicenda artistica parte dalla bottega dei mestieri del teatro. Come il suo lungo percorso sia come capocomico che attore, regista e autore credo sia unico. Perché Paolo Poli era tutto e metteva in scena suoi spettacoli.

E Dario Fo?

Sono stordito da questo bla-bla che c’è stato sulla sua morte, sul Nobel e su Milano che non l’ha mai amato del tutto, con cui ha avuto una storia difficile tanto che nessuno mai gli aveva dato un teatro, né l’aveva celebrato per il Nobel. A parte tutto è stato un bell’attore e un grande giullare. Un mimo, un saltimbanco, più che grande autore.

Tra gli autori?

Come dimenticare Eduardo De Filippo? Sicuramente uno dei più importanti del secolo passato.

Toni, la responsabilità dei grandi one man show italiani.

Responsabilità... Giampiero Solari che firma tutte le regie di Fiorello, Gianni Morandi, Panariello, Melato è mio. Scherzo, naturalmente, ma sono stato io a fargli fare la prima regia nel 1985, La Mandragola, al teatro NIccolini. Oggi è un amico con una grande capacità creativa che ha messo a frutto in televisione quello che ha imparato in teatro".

Roberto Toni forever.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro